No all’eutanasia. Appello delle scuole materne cattoliche: “Smascherare la cultura di morte”

Giampiero Redaelli (presidente Fism): "Rinnovare l'adesione al Vangelo della vita significa sostenere azioni concrete a difesa della vita, mobilitando sempre maggiori energie e risorse''

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Allarme eutanasia del Consiglio episcopale permanente della Conferenza episcopale italiana. La Cei chiede ai cattolici “di rinnovare l’adesione al Vangelo della vita. Smascherare la cultura di morte. Essere capaci di promuovere e sostenere azioni concrete a difesa della vita. Mobilitando sempre maggiori energie e risorse“. Un appello rilanciato da Giampiero Redaelli, presidente nazionale della Fism. “Viviamo un tempo in cui la denatalità costituisce un fenomeno stabilmente espansivo. Mentre prevalgono ancora le conseguenze di radicamenti ideologici e di meri interessi economici . sottolinea Redaelli-. Quindi dovrebbero esserci obiettivi prioritari e condivisi. Ossia la difesa della vita in tutte le sue fasi (a partire da quella nascente). E  una nuova cultura della famiglia e dell’educazione“.  La Fism  è la Federazione Italiana Scuole Materne. E unisce novemila realtà educative. Quasi mezzo milione di bambini. Oltre quarantamila insegnanti e addetti.
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Stop all’eutanasia

“L’eutanasia è un crimine contro la vita. Inguaribile non significa incurabile“, avverte papa Francesco. “Samaritanus bonus” si intitola la lettera della Congregazione per la Dottrina della fede approvata dal Papa. Il documento pontificio ribadisce la condanna verso ogni forma eutanasica e di suicidio assistito tenendo presenti i casi degli ultimi anni. La richiesta alle istituzioni di sostegno alle famiglie e agli operatori sanitari. “Inguaribile non è mai sinonimo di incurabile”. Chi è affetto da una malattia allo stadio terminale come chi nasce con una previsione limitata di sopravvivenza ha diritto ad essere accolto, curato, circondato di affetto. La Chiesa è contraria all’accanimento terapeutico. Ma ribadisce come “insegnamento definitivo” che “l’eutanasia è un crimine contro la vita umana”. E che “qualsiasi cooperazione formale o materiale immediata ad un tale atto è un peccato grave” che nessuna autorità “può legittimamente” imporre o permettere. A puntualizzarlo è la lettera della Congregazione per la Dottrina della fede “sulla cura delle persone nelle fasi critiche e terminali della vita”.