Non c’è pace nel Nord dell’Etiopia. Mobilitazione solidale della Chiesa

Ripresa dei combattimenti nel Tigrai: governo e ribelli si accusano reciprocamente di aver interrotto la tregua

Tigray
Militari nella regione del Tigray (immagine AFP or licensors)

In Etiopia la Chiesa offre eroica testimonianza di pace e di condivisione. L’agenzia missionaria vaticana Fides documenta uno dei momenti più tragici della storia nazionale. Riprende vigore, infatti, la guerra nel Tigrai. La regione nel nord dell’Etiopia è sconvolta dal conflitto scoppiato nel novembre 2020. Le forze etiopi, insieme alle forze speciali e alle milizie Amhara, hanno iniziato un attacco su larga scala intorno. In direzione di Alamata. Nel Tigrai meridionale. Ma  secondo il governo etiope la ripresa dei combattimenti è stata provocata dall’attacco dei tigrini.

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La regione del Tigray, in Etiopia

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Il governo di Addis Abeba denuncia le numerose offerte di pace rifiutate dai ribelli. Le forze del Tigrai hanno lanciato un attacco. In un’area situata nel sud del Tigrai rompendo la tregua. In precedenza l’esercito federale etiope aveva accusato le forze tigrine di propalare notizie false. Affermando invece che erano i tigrini a prepararsi ad attaccare le posizioni etiopiche. I combattimenti interrompono la tregua decisa a fine marzo e finora rispettata. La Chiesa locale e la Santa Sede sono in prima linea nella mediazione. E attraverso la carità i cattolici soccorrono la popolazione presa tra i due fuochi dei belligeranti. La Chiesa cattolica in Etiopia ha avviato un progetto di sostegno. Per fornire assistenza umanitaria e riabilitazione alle persone colpite dall’insicurezza e dalla guerra. Nel Tigray e negli Stati limitrofi. Con un budget di circa 2,6 milioni di dollari, il progetto fornisce prodotti alimentari e non alimentari. A oltre 217.000 sfollati dalle loro case e dalle comunità ospitanti. Il finanziamento del progetto è stato fornito da Caritas Internationalis. E da agenzie come la Catholic Near East Welfare Association.