Emma Bonino invitata a parlare in chiesa. Il vescovo: “Inopportuno”

Una iniziativa che divide e fa discutere. E’ quella di don Mario Marchiori, parroco di San Defendente, a Ronco di Cossato, in provincia di Biella, che questa sera ha invitato a parlare nella sua chiesa la leader radicale Emma Bonino per presentare la campagna “Ero straniero”.

L’immigrazione “forzata”

Una iniziativa che divide perché a parlare non sarà una persona qualsiasi ma un esponente politico che ha dedicato la sua vita e il suo impegno a sostenere, diffondere e praticare quanto di più contrario esista alla dottrina della Chiesa: divorzio, aborto, eutanasia, legalizzazione della droga, giusto per ricordare le principali battaglie “per i diritti civili” condotte dalla Bonino, che ha praticato aborti personalmente senza mai pentirsene. E anche sul fronte migranti, è appena il caso di sottolineare quello che ha scritto in un comunicato il presidente del Movimento per la Vita di Biella, Giovanni Ceroni: “Non possiamo non rilevare che l’immigrazione così come è proposta dai Radicali e dall’ex ministro degli esteri Emma Bonino e dal Nuovo Ordine Mondiale, è contraria alla Dottrina sociale della Chiesa. Ciò è stato adeguatamente approfondito nell’ottavo Rapporto sulla dottrina sociale della Chiesa nel mondo, a cura dell’Osservatorio Cardinale Van Thuan (edito da Cantagalli), che quest’anno ha per titolo ‘Il caos delle migrazioni, le migrazioni nel caos'”.

Le responsabilità degli sbarchi

Illazioni? Macché. La conferma è venuta dalla stessa Bonino, che in una intervista al “Giornale di Brescia”, di cui esiste anche l’audio, ha candidamente ammesso che “Siamo stati noi a chiedere che gli sbarchi avvenissero tutti in Italia, anche violando Dublino”. Per poi aggiungere: “Che il coordinatore fosse a Roma, alla Guardia Costiera, e che gli sbarchi avvenissero tutti quanti in Italia, lo abbiamo chiesto noi, l’accordo l’abbiamo fatto noi” e “disfare questo accordo adesso è piuttosto complicato”. Più chiaro di così non è possibile.

Il parere del vescovo

L’idea di don Mario non è piaciuta a molti fedeli, al punto che l’associazione Ora et Labora in difesa della vita ha organizzato un sit in di protesta davanti alla Curia di Biella dal titolo “La prima accoglienza avviene nel grembo”. In Terris ha chiesto al vescovo, monsignor Gabriele Mana, cosa ne pensa: “E’ un’iniziativa autonoma del parroco – ha risposto – ritengo inopportuno il luogo, i contenuti possono essere positivi ma forse era meglio farla in un luogo pubblico di carattere civile. Comunque si lavora non tanto con l’imposizione ma con la persuasione”. Quanto al sit in, il vescovo si è limitato a dire che a volte “si usano linguaggi inopportuni”.

Le “stranezze” del parroco

Eppure, sono molti ad auspicare un intervento più deciso dell’ordinario, anche perché don Mario già in passato si è reso protagonista di appuntamenti quantomeno discutibili, come la serie di incontri a favore dell’eutanasia in cui ha invitato a parlare tra gli altri il padre di Eluana Englaro. Per non dire della Comunione data con grande “naturalezza” (meglio sarebbe dire superficialità) a un marocchino musulmano (“Non mi sfiorò minimamente il pensiero del sacrilegio, della profanazione, dell’indegnità, di un divieto o di un delicato rimprovero” scrive don Mario sul suo sito).

Il dolore dei fedeli

“Sia ben chiaro che non sono contro il vescovo, anche se in questo caso dissento dalla sua posizione, né contro la diocesi né contro la Chiesa – spiega a In Terris Giovanni Ceroni – ma questa cosa mi fa stare molto male perché ha le caratteristiche di uno scandalo grave e pubblico”. Un dolore che è condiviso da tantissimi fedeli di Biella ma anche di quanti sono venuti a conoscenza dell’iniziativa. Come si fa ad invitare a “predicare” in una chiesa chi ha fatto di aborto ed eutanasia le bandiere di una vita? “Il presbiterio di una chiesa è un luogo sacro, non è giusto tenervi iniziative politiche, visto che è prevista anche una raccolta di firme – conclude Ceroni – E’ un atto illecito, una profanazione. Detto questo, oltre alla denuncia e alla preghiera non posso fare altro: le decisioni spettano al vescovo”.