La diocesi di Napoli non dimentica i martiri della camorra

L'omicidio di Giuseppe Salvia nella ricostruzione di Antonio Mattone, direttore dell'Ufficio per la pastorale sociale e del lavoro della diocesi di Napoli

mafie

Pastorale sociale della diocesi di Napoli come impegno anti-camorra. “Sì, l’ho fatto io l’omicidio Salvia”, confessò. Raffaele Cutolo. Giuseppe Salvia, infatti, cercava di contrastare il potere del boss all’interno del penitenziario napoletano. Un servitore fedele dello Stato, dentro una situazione impossibile. Cioè il carcere di Poggioreale tra gli anni Settanta e Ottanta. Da lì Raffaele Cutolo guidava la nuova camorra organizzata.diocesi

Pastorale anti-clan della diocesi

“In certe fasi e in contesti socio-criminali sembra quasi che il tempo a Napoli e in Campania si sia fermato. Riproponendo analogie che fanno riflettere sull’immanente presenza della camorra“. Stop all’oblio sulle vittime dei clan. Antonio Mattone è il  direttore dell’Ufficio per la pastorale sociale e del lavoro della diocesi di Napoli. E’ autore del libro “La vendetta del boss- L’omicidio di Giuseppe Salvia (Guida Editori). Sos per la recrudescenza criminale delle ultime settimane nel quartiere Ponticelli. Cioè nella zona dalla quale proveniva la batteria di fuoco. Quella che uccise il 14 aprile 1981 il vicedirettore del carcere di Poggioreale.diocesi

Coabitazione

Mattone descrive la vita nel carcere di quegli anni. Segnata da una grande corruzione. Dai ritrovamenti di armi di ogni specie. Dalla coabitazione tra terroristi e malavitosi e dalla guerra di camorra tra clan. Che si combatteva anche tra le mura del penitenziario. Mattone ricostruisce efferati omicidi. Come quelli di Antonino Cuomo. Del boss calabrese Mico Tripodo. E le stragi avvenute nella notte del terremoto del 23 novembre 1980. E nella replica del sisma il 14 febbraio dell’anno successivo. In quel contesto difficile Giuseppe Salvia “venne lasciato solo a combattere l’arroganza e il potere del boss di Ottaviano. Che reagì prima schiaffeggiando pubblicamente il funzionario. E poi decretandone la morte“, evidenzia Mattone.