Corea del Nord, il “più cruento Stato-persecutore” dei cristiani

L’ultimo Rapporto di Aiuto alla Chiesa che Soffre sulla libertà religiosa documenta come la Corea del Nord sia “l’esempio più cruento di Stato-persecutore“. Lo ricorda in una nota Acs, sottolineando questo aspetto che, in un contesto di indignazione e allarme per le minacce del regime di Pyongyang, “i media trascurano”.

Cristiani “classe ostile”

“Ogni cristiano, o persona con antenati cristiani, è di norma inserito nella classe ‘ostile’, l’ultima delle tre categorie sociali individuate in base alla fedeltà al regime: tale appartenenza religiosa è infatti recepita come vicinanza ai nemici occidentali”, spiega Acs.

Cristiani crocifissi

Nei campi di lavoro un numero enorme di detenuti è rappresentato da cristiani imprigionati per aver avuto con sé una Bibbia o per aver organizzato incontri di preghiera. Acs rileva che “sin dal 2014 la Commissione d’inchiesta Onu sulla Corea del Nord ha denunciato le ‘indicibili atrocità’ di cui si è macchiato il regime, e fra di esse vi è la feroce persecuzione religiosa”.

“Cittadini stranieri, tra cui diversi missionari – si legge ancora nella nota – sono reclusi in Corea del Nord per il loro impegno in attività religiose e umanitarie. Fonti autorevoli riferiscono di aborti forzati, privazione di cibo e casi di crocifissioni ai danni dei nostri fratelli nella fede”.

Minaccia non solo per le bombe

Secondo Acs, “la minaccia nord-coreana non è solo quella degli ordigni ad altissimo potenziale, capaci di mettere a rischio la sicurezza delle altre nazioni. La minaccia è pure quella – nascosta ma non per questo meno letale -, della più crudele, violenta ed estesa persecuzione, soprattutto religiosa”.

L’appello all’Occidente

Infine Acs rivolge un appello all’Occidente, affinché si preoccupi della Corea del Nord non solo per il lancio di ordigni ma anche per la brutale repressione religiosa. “Alle conseguenze concrete di uno degli ultimi brandelli di un’ideologia uguale a quelle che hanno insanguinato il XX secolo non si risponde con una pubblica reazione ‘settoriale’ e interessata, mirata alla pur importante neutralizzazione delle bombe. L’Occidente si mostrerà degno della sua storia se saprà valutare con lo stesso metro quel che in Corea del Nord viene fatto a ogni singolo perseguitato per quella fede che ha dato e continua a fornire vita alle maggiori comunità politiche mondiali”.