Cina: sempre più funzionari comunisti sono cristiani e buddisti

Il leader del partito comunista Tibetano, Chen Quanguo, ha avvertito pubblicamente tutti i funzionari del partito comunista del Paese “che covano fantasie sul gruppo del 14mo Dalai Lama, lo seguono o addirittura partecipano alle sue attività separatiste saranno puniti in maniera severa, secondo la legge e le misure disciplinari interne”. Ed ecco che la libertà religiosa della Cina si interrompe magicamente.

Però nonostante tutte i rischi e i tabù imposti dal governo cinese, la Commissione disciplinare centrale (cioè l’organo di gestione interno al Pcc), tornando dallo Zhejiang orientale, dove era impegnata in una campagna di demolizione contro le chiese e le croci cristiani, ha riferito che “molti dei quadri intermedi del partito si sono dimostrati essere dei fedeli, cristiani o di altre religioni”. “La notizia non è che i quadri vicini al Dalai Lama, o addirittura suoi seguaci, saranno puniti dalla legge. – spiega una fonte tibetane che per motivi di sicurezza è anonima – La vera novità è che il Partito è costretto ad ammettere che alcuni suoi membri sono fedeli buddisti, e persino vicini alla causa tibetana”.

La velata, ma non tanto – minaccia del leader comunista arriva poco tempo dopo le dichiarazioni del Dalai Lama di voler fare un pellegrinaggio in Cina. Infatti, il leader religioso si è rivolto ad alcuni amici – a quanto pare membri del partito comunista – di potersi recare sul monte sacro Wutai. A quanto pare l’idea non è stata del tutto bocciata, anzi è stata presa in seria considerazione.