Chiesa: il 2014 conta 26 operatori pastorali uccisi

Nel 2014 si contano 26 operatori pastorali uccisi, di cui 17 sacerdoti, tre in più rispetto lo scorso anno. A renderlo noto è il rapporto che l’agenzia Fides ogni anno dedica ai membri della Chiesa cattolica, spesso vittime di violenza subiti nell’esercizio del loro ministero. Un capitolo a parte è riservato a quei consacrati che quest’anno hanno perso la vita a causa del virus Ebola, in quei paesi maggiormente colpiti dove hanno consegnato la loro vita fino alla fine, prestando servizio dall’insorgere dell’epidemia, senza scappare di fronte a una sentenza di morte certa.

Delle 26 vittime censite dalla Fides, la maggior parte ha trovato la morte in seguito a tentativi di rapina o di furto, aggrediti spesso con violenza in un contesto di degrado moral e culturale in cui avevano deciso di essere presenti. Un gran numero di questi casi si registra in America e in Africa, a seguire Asia, Oceania ed Europa. In una nota si legge che qualcuno “è stato ucciso dalle stesse persone che aiutava, altri hanno aperto la porta a chi chiedeva soccorso e sono stati aggrediti, altri ancora hanno perso la vita durante una rapina, mentre rimane incerto il movente per tante altre aggressioni e rapimenti conclusi tragicamente, di cui forse non si conosceranno mai le vere cause”. In ogni caso si chiarisce che “nessuno di loro ha compiuto azioni o gesti eclatanti, ma ha vissuto con perseveranza e umiltà l’impegno quotidiano di testimoniare Cristo e il suo Vangelo in tali complesse situazioni”.

Nelle ultime pagine consegnate dell’agenzia Fides si lascia spazio alla speranza per tutti quegli operatori pastorali sequestrati o scomparsi, di cui non si hanno più notizie, come Paolo Dall’Oglio, rapito in Siria l’anno scorso, o come padre Alexis Prem Kumar, di cui si sono perse le tracce dal 2 giugno scorso ad Herat, in Afghanistan. In Congo dal 2012 si continua a lavorare dopo la scomparsa di tre sacerdoti Agostiniani dell’Assunzione. “Agli elenchi provvisori stilati annualmente dall’Agenzia Fides, deve sempre essere aggiunta – si legge a conclusione del rapporto – la lunga lista dei tanti, di cui forse non si avrà mai notizia o di cui non si conoscerà neppure il nome, che in ogni angolo del pianeta soffrono e pagano con la vita la loro fede in Gesù Cristo”.