Chi è il giornalista santo menzionato dal Papa

Èil primo giornalista il cui articolo è entrato nell'Ufficio delle LettureManuel Lozano Garrido, che Papa Francesco ha menzionato nell'udienza con la stampa cattolica quale modello di retta e saggia informazione, è anche il primo giornalista laico ad essere stato beatificato. Lolo, questo il suo soprannome, ha sempre dato voce agli ultimi perché si è vestito da ultimo. “Sacramento del dolore” come lo ha ribattezzato Frére Roger della comunità di Taizè, ha fatto della sua sofferenza un grido di libertà e verità. La vita del beato Lolo è stata attraversata dalla soffenze: affetto da spondilite, una malattia degenerativa che lo costrinse su una sedie a rotelle per 28 anni, Manuel Lozano non si perse d'animo. Se c'è una cifra distintiva della sua vita non è la malattia, ma l'eroismo che lo ha contraddistinto sempre. Sin dal perdio in cui egli, attivo nell'Azione Cattolica, fu incarcerato con la colpa di aver portato l'Eucarestia tra le linee nemiche durante la guerra civile spagnola. Un eroismo che si specchiò tutto nella pratica giornalistica, condotta ad ogni costo: dilaniato dai dolori della malattia, non si perse d'animo. Quando, a causa della malattia, perse l'uso della mano destra, imparò a scrivere con la sinistra e, divenuto cieco, dettò i suoi articoli alla sorella con lo stesso fervore evangelico degli inizi. 

Dalle mani

Il suo articolo più celebre, apparso l’8 aprile 1963 sull'agenzia Prensa Asociada e rilanciato da sette testate, è un inno alla Verità, che egli identifica con la figura di Cristo. Un incontro, con il figlio di Dio, che visse personalmente, per mezzo della sofferenza: “Siamo così vicini che mi è venuto in mente che i fori delle tue mani sono buone lenti, le migliori, per vedere e certificare la verità del mondo” scriveva. E proseguiva: “Ciò che si vede è un mondo come in bilico, e visto che lo stiamo guardando da una finestra tonda si nota subito la verità della tua offerta nei confronti degli uomini, quella sensazione di un cielo con gradini in cui tutti salgono dando la mano a un fratello maggiore”.

Il Decalogo del giornalista

Per il beato Manuel Lozano, essere giornalisti significava attenersi a una professione alta con altrettanta, profonda resonsabilità. Per questo, scrisse il Decalogo del giornalista, riportato qui di seguito: 
I. Ringrazia l’Angelo che ha inciso sulla tua fronte la stella della Verità e la abbellisce ogni momento.
II. Ogni giorno dai luce al tuo messaggio con il dolore, perché la Verità è una favilla che si radica dal cielo e brucia le viscere, per illuminare, ma tu abbi cura di portarla dolcemente fino al cuore dei tuoi fratelli, affinché possa riposare pura e gioiosa come una carezza.
III. Quando scrivi, lo devi fare in ginocchio, per amare; seduto, per giudicare; eretto e potente, per combattere e seminare.
IV. Apri timorosamente i tuoi occhi a ciò che vedi e lascia che ti si riempia di linfa e di freschezza il cavo della mano, affinché gli altri possano toccare il miracolo della vita palpitante quando ti leggono.
V. Il buon pellegrino della parola pagherà con la moneta della franchezza la porta che gli si apre nell’albergo del cuore.
VI. Lavora il pane dell’informazione “pulita” con il sale dello stile e il lievito dell’eternità e servila trasformata dall’interesse, ma non usurpare al lettore la gioia di assaporare, giudicare e assimilare
VII. Tu sei albero di Dio. Chiedigli che ti faccia quercia; duro e impenetrabile all’ascia dell’adulazione e alla corruzione, ma con la sua fronte nei rami nell’ora del raccolto.
VIII. Se il tuo silenzio viene chiamato sconfitta perché manca la luce all’appuntamento, accetta e taci. Povero l’idolo che ha i piedi di terracotta nella menzogna. Ma attenzione, quando è l’ora, alla vanagloria del martire quando le parole non vengono pronunciate per codardia.
IX. Tagliati la mano che va a macchiare, perché gli spruzzi nei cervelli sono come le loro ferite, che non possono essere curate mai.
X. Ricordati che no sei nato per la stampa a colori. Né dolciumi, né piatti piccanti: servi meglio il buon cibo della vita limpida e piena di speranza, come è.