“C'è urgente bisogno di misericordia”

Il mondo ha “urgente bisogno della diffusione della cultura della misericordia”, ha ribadito il Papa ricevendo in udienza i membri di associazioni, congregazioni e movimenti dedicati alla misericordia che operano in Francia: “Ciò che vi unisce è il desiderio di far conoscere al mondo la gioia della misericordia attraverso la diversità dei vostri carismi: questa diversità che voi rappresentate è molto bella: esprime bene il fatto che non esiste povertà umana che Dio non voglia raggiungere, toccare e soccorrere”.

L'amore di Dio non è una parola astratta

“La misericordia è  l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro e che apre il nostro cuore alla speranza di essere amati per sempre, qualunque sia la nostra povertà, qualunque sia il nostro peccato. L’amore di Dio per noi non è una parola astratta. Si è reso visibile e tangibile in Gesù Cristo”. Francesco esorta le associazioni a “trovare i modi per testimoniare attorno a voi questa gioia di evangelizzare, annunciando la misericordia di Dio, per trasmetterne la passione ad altri e diffondere nel mondo la cultura della misericordia, di cui ha urgente bisogno”. Papa Francesco ha incontrato oggi in Vaticano il cardinale di Lione, Philippe Barbarin, nell'ambito dell'udienza alle associazioni, congregazioni e movimenti dedicati alla misericordia in Francia. Il carinale Barbarin, riferisce l'Ansa, è in attesa della sentenza di appello presso il tribunale di Lione dopo la condanna in primo grado per aver coperto un prete pedofilo, accusa che però è sempre stata respinta dal porporato. “Ringrazio il Cardinale Barbarin per le parole con cui ha introdotto il nostro incontro- afferma il Pontefice- Ciò che vi unisce è il desiderio di far conoscere al mondo la gioia della misericordia attraverso la diversità dei vostri carismi: con persone in situazioni di precarietà, con i migranti, i malati, i carcerati, le persone con disabilità, le famiglie ferite. Questa diversità che voi rappresentate è molto bella: esprime il fatto che non esiste povertà umana che Dio non voglia raggiungere, toccare e soccorrere”.

La missione dell'annuncio

La Chiesa, avverte il Papa, ha la missione di “annunciare la misericordia di Dio, cuore pulsante del Vangelo, che per mezzo suo deve raggiungere il cuore e la mente di ogni persona”. La misericordia è, infatti, “l'atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro e che apre il nostro cuore alla speranza di essere amati per sempre, qualunque sia la nostra povertà, qualunque sia il nostro peccato”. E “l’amore di Dio per noi non è una parola astratta. Si è reso visibile e tangibile in Gesù Cristo”. Per questo è “sulla stessa lunghezza d’onda che si deve orientare l’amore misericordioso dei cristiani. Come ama il Padre così amano i figli. Come è misericordioso Lui, così siamo chiamati ad essere misericordiosi noi, gli uni verso gli altri”. Nella Bolla di indizione del Giubileo della Misericordia, Misericordiae vultus, “auspicavo che, nella prospettiva della nuova evangelizzazione di cui il mondo ha tanto bisogno, «il tema della misericordia sia riproposto con nuovo entusiasmo e con una rinnovata azione pastorale: è determinante per la Chiesa e per la credibilità del suo annuncio che essa viva e testimoni in prima persona la misericordia. Il suo linguaggio e i suoi gesti devono trasmettere misericordia per penetrare nel cuore delle persone e provocarle a ritrovare la strada per ritornare al Padre”.

Condividere le difficoltà

Aggiunge il Pontefice: “Vedo, e me ne rallegro, che sono molti nella Chiesa in Francia che, con il sostegno e l’incoraggiamento dei loro pastori, ascoltano questo appello”. Ed è “bello che voi lo facciate insieme, che troviate, insieme, i modi per incontrarvi a pregare e a mettere in comune, condividere le vostre difficoltà ed esperienze, ma soprattutto le gioie e il ringraziamento, perché c’è una vera gioia nel proclamare la misericordia del Signore, di Lui che si è messo in ginocchio davanti ai suoi discepoli per lavare loro i piedi”. E ha detto: “Sarete beati se farete questo”. Quindi “vi auguro di poter trovare i modi per testimoniare attorno a voi questa gioia di evangelizzare annunciando la misericordia di Dio, per trasmetterne la passione ad altri e diffondere nel mondo la cultura della misericordia, di cui ha urgente bisogno”. E perché “possiate fare questo, vorrei invitarvi ad essere sempre molto attenti a tenere viva, prima di tutto nell’intimo del vostro cuore, questa misericordia di cui date testimonianza: che il compimento, a volte molto impegnativo e faticoso, delle vostre attività caritative non soffochi mai il respiro di tenerezza e di compassione da cui devono essere animate, e lo sguardo che lo esprime”.

Aiutare il prossimo a sollevarsi

Non uno sguardo che parte dall’alto con condiscendenza, ma “uno sguardo di fratello e sorella, che solleva”. È questa la prima cosa che “le persone soccorse devono trovare in voi, perché esse hanno anzitutto bisogno di sentirsi comprese, apprezzate, rispettate, amate. E poi un’altra cosa, che non è scritta ma poi il cardinale vi tradurrà”. C’è un solo modo lecito di guardare una persona dall’alto in basso, uno solo: “per aiutarla a sollevarsi, altrimenti non si può mai guardare una persona dall’alto in basso. Soltanto come fate voi: per aiutarla a sollevarsi”. D’altra parte, “credo che si possa essere autentici apostoli della misericordia solo se si è profondamente consapevoli di esserne stati oggetto da parte del Padre, e anche, con umiltà, di esserne ancora oggetto mentre la esercitiamo”.

Preparazione al Natale

San Giovanni Paolo II ha scritto: “Dobbiamo anche purificare continuamente tutte le nostre azioni e tutte le nostre intenzioni in cui la misericordia viene intesa e praticata in modo unilaterale. Solo allora, in effetti, essa è realmente un atto di amore misericordioso: quando, attuandola, siamo profondamente convinti che, al tempo stesso, noi la sperimentiamo da parte di coloro che la accettano da noi. Se manca questa bilateralità, questa reciprocità, le nostre azioni non sono ancora autentici atti di misericordia”. In questo tempo di preparazione al Natale, “vi propongo di contemplare il presepe: è un invito a “sentire”, a “toccare” la povertà che il Figlio di Dio ha scelto per sé nella sua Incarnazione. E così, implicitamente, è un appello a seguirlo sulla via dell’umiltà, della povertà, della spogliazione, che dalla mangiatoia di Betlemme conduce alla Croce”. È un appello a “incontrarlo e servirlo con misericordia nei fratelli e nelle sorelle più bisognosi e auspico che voi ne siate fortemente incoraggiati e rinnovati nella vostra dedizione”.