Caso Orlandi: tutti i resti sono precedenti al 1800

Si sono concluse le operazioni al Campo Santo Teutonico nell’ambito delle incombenze istruttorie del caso di Emanuela Orlandi, scomparsa a Roma il 22 giugno 1983. Il prof. Giovanni Arcudi coadiuvato dal suo staff – alla presenza del perito di fiducia nominato dalla Famiglia Orlandi – ha completato l’analisi morfologica dei reperti ritrovati negli ossari, diverse centinaia di strutture ossee parzialmente integre e migliaia di frammenti. Nel corso degli accertamenti di antropologia forense il prof. Arcudi “non ha riscontrato alcuna struttura ossea che risalga ad epoca successiva alla fine del 1800”. È quanto riferisce una comunicazione della Sala Stampa della Santa Sede. Gli ossari erano stati aperti dopo che non era stato trovato nulla all'interno delle due tombe del Cimitero Teutonico riaperte su disposizione Segreteria dello Stato Pontificio. 

Trasparenza

Il consulente di parte aveva avanzato richiesta di accertamenti di laboratorio su “circa settanta reperti ossei” ma la richiesta non è stata avallata, si legge in una nota, “perché le medesime strutture ossee hanno caratteri di datazione molto antichi”. Per questi motivi, i campioni sono stati repertati e trattenuti presso il Comando della Gendarmeria a disposizione del Promotore di Giustizia. La Santa Sede conferma la propria volontà di “ricerca della verità” sulla vicenda della scomparsa di Emanuela Orlandi e “smentisce categoricamente che questo atteggiamento di piena collaborazione e trasparenza possa in alcun modo significare, come da alcuni talvolta affermato, una ammissione implicita di responsabilità”. La ricerca della verità, si ribadisce nella nota, è “interesse” della Santa Sede e della Famiglia Orlandi.