L’arcivescovo Massara apre le celebrazioni per il patrono. Camerino rinasce dalle macerie del sisma

Festa di San Venanzio: la diocesi marchigiana più colpita dal terremoto torna al suo antico splendore. Alle celebrazioni il cardinale Paolo Lojudice

Camerino
Camerino torna al suo antico splendore. La città universitaria-simbolo delle Marche rinasce dopo il sisma. Grazie a grande impegno delle istituzioni civili e religiose. E si rialza dalla doppia tragedia del terremoto e della pandemia. L’arcivescovo di Camerino-San Severino Marche, infaticabile motore delle ricostruzione, ha aperto le celebrazioni in onore del patrono San Venanzio
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Camerino splende di nuovo

Con il rito dell’offerta dei ceri e l’accensione del fuocaraccio è iniziata la festa di San Venanzio, patrono di Camerino. Quest’anno la solennità ha visto la presenza del cardinale Paolo Lojudice. L’arcivescovo metropolita di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino ha presieduto il pontificale. Alla sentita rievocazione hanno partecipato il sindaco di Camerino, Sandro Sborgia e il rettore Claudio Pettinari. Che hanno vestito gli abiti storici. All’offerta dei ceri a San Venanzio è seguito il discorso del arcivescovo Francesco Massara. “L’omaggio della consegna dei ceri nella vigilia della festa del nostro Santo Patrono Venanzio è da sempre un momento suggestivo e molto importante per la nostra comunità di Camerino- afferma monsignor Massara-.Perché apre ufficialmente i giorni di festa. Anche quest’anno, a motivo del perdurare della situazione pandemica, vivremo il solenne rito senza il consueto e vivace folklore. Ma conservando ugualmente il suo profondo valore evocativo. Così forse, riducendo all’essenziale l’evento esteriore, potremo maggiormente godere del suo aspetto più intimo ed autentico“.Camerino

Storia bimillenaria

“Come ben sappiamo, Venanzio fu un giovanissimo nobile romano– rievoca l’arcivescovo di Camerino-. Convertitosi al cristianesimo intorno ai quindici anni, subì molteplici supplizi. Prima di essere martirizzato sotto l’imperatore Valeriano nel 253. Fu talmente amato e venerato da questa comunità che la sua effige lo rappresenta mentre tiene in mano la città. In un atteggiamento di accoglienza, custodia e protezione per tutta la popolazione. Nel corso dei secoli, la devozione del popolo camerte verso il suo santo patrono ha assunto i caratteri di una tradizione consolidata. Che noi, ogni anno vogliamo rinnovare e riempire di senso. Attraverso la presenza dei figuranti. Il simbolo dei ceri. E la corsa alla spada con la consegna dell’ambìto palio”.Camerino

La simbologia di Camerino

“Abbiamo sufficientemente chiaro il valore e la simbologia dell’offerta dei ceri. Segno non solo di una particolare devozione al nostro santo Patrono- precisa monsignor Massara-. Ma anche e soprattutto di una vita che alimentata dalla luce della fede può illuminare i tempi difficili che stiamo attraversando. Ho tuttavia la sensazione che abbiamo meno presente il significato della corsa. Da componente marginale e coreografica della festa di San Venanzio essa, nel corso degli anni, ha assunto un ruolo sempre più predominante. Decentrando il vero senso della ricorrenza. Tutte le energie, con il passare degli anni, si sono focalizzate soprattutto su questo momento tanto atteso. Mettendo in secondo piano tutto il resto. Si corre per conquistare un premio, la spada appunto. Ma ci siamo dimenticati i veri motivi per cui, nella vita, si dovrebbe correre. Siamo sempre di corsa! La velocità è la caratteristica del nostro tempo. Dobbiamo raggiungere tutto quello che vogliamo con più in fretta, sempre più di corsa, con l’ansia di non arrivare mai in tempo“.
Massara

Corsa per il potere

Prosegue monsignor Massara: “La nostra quotidianità è sempre più una corsa per accaparrarci il potere, il successo, il denaro, la fama. Questa corsa trasforma la nostra vita in un tempo ‘liquido’. Senza permetterci di godere delle piccole felicità nascoste nella lentezza dei gesti e nell’ampiezza dei sentimenti. Siamo sempre di fretta, viaggiamo e navighiamo ad alta velocità. E non abbiamo più tempo per fermarci e riflettere su quale dono sia la vita e il tempo che ci è stato dato prima di restituirla. La vita cosi trascorsa, diventa una mera corsa verso il sepolcro senza averne compreso il suo senso più profondo”.
Mons. Massara e Papa Francesco

Sollecitudine

Sottolinea monsignor Massara: “Nella Bibbia, il verbo ‘correre’ è molto ricorrente. Ed è utilizzato non solo con il significato di fuga o di inseguimento. Ma soprattutto ha lo scopo di portare buone notizie, di andare incontro all’altro con sollecitudine. Nei Vangeli della Risurrezione, l’energia dinamica del movimento è una nota talmente pervasiva da caratterizzarne tutto il racconto (Cfr. Mc 16,8; Mt 28,8; Gv 20,2). Anche il cristiano corre. Ma non lo fa per l’ansia di arrampicarsi socialmente ed economicamente, o per superare gli altri. Come ci ricorda Papa Francesco, il cristiano corre per ‘andare al passo’ con le persone che hanno un altro ritmo. E sempre con l’intento di lasciarsi integrare nel loro cammino. Corre perché sente l’urgenza di sperimentare la presenza di Dio nella propria vita e di comunicarla al prossimo con amore e disinteresse“.
Osserva monsignor Massara: “La grande corsa della fede è la corsa del senso della vita. È la corsa non di chi ha mille certezze e nessun dubbio. Ma di chi ha il desiderio di comprendere un po’ di più quel Cristo che tante volte crediamo morto e sepolto. La fede è una corsa anche concitata e frenetica, verso il prossimo per annunciargli che, a chi ama Dio, tutto è possibile! La Corsa alla Spada, allora, non può essere semplicemente ridotta a una competizione agonistica. Ma deve diventare richiamo alla consapevolezza che- in un tempo dove tutto si è fermato e dove la vita è stata costretta a rivedere le sue priorità- dobbiamo continuare correre“.
Massara
Deve correre la Chiesa che, come comunità cristiana, ha il dovere categorico e morale di scuotere le coscienze sull’esempio della santità dei suoi membri. Come il santo martire Venanzio, tutta la Chiesa con la sua testimonianza è chiamata a favorire l’affermarsi – soprattutto tra i giovani – dei valori più belli ed importanti della vita quali la lealtà, la perseveranza, l’amicizia, la condivisione, l’inclusione e la solidarietà. Come Chiesa (ci siamo tutti… anch’io) a volte sembra che vogliamo rallentare la corsa e preferire la stasi delle sicurezze raggiunte. Forse, a volte, come credenti abbiamo perso lo slancio, ma oggi c’è bisogno più che mai di una Chiesa che con entusiasmo corra per costruire l’avvenire, piuttosto che restare immobile ed inerme a rimpiangere il passato.
Devono correre le famiglie di questa nostra comunità cittadina e diocesana per mettere in moto processi educativi in grado di originare una nuova umanità.
Camerino
Dignità
Puntualizza monsignor Massara: “Urge accompagnare i nostri figli nella crescita dell’esistenza. Offrendo loro modelli di onestà nella condotta personale e pubblica, che siano in grado di generare sistemi di vita che facciano del pudore, della sobrietà, della fraternità e della legalità una mentalità sempre più assertiva ed interiorizzata. Devono correre gli uomini e le donne di scienza che nella ricerca devono arrivare velocemente a cure e vaccini sempre più efficaci. Per fermare il dilagare di questa pandemia. Devono correre gli operatori sanitari che, in questi lunghi mesi, hanno dato prova di una dedizione eroica verso i malati. Offrendo non raramente la loro stessa vita per salvare gli altri. E che hanno accompagnato i morenti, lontani dagli affetti più cari, in modo umano, affettuoso e dignitoso”.

Decisioni

Evidenzia monsignor Massara: “Devono correre i responsabili della vita pubblica che devono decidere le misure più adatte a frenare il contagio e, allo stesso tempo, sono chiamati a ricostruire sistemi sociali, economici e politici rispettosi di ogni uomo. Soprattutto dei più fragili ed esposti alle difficoltà della vita. Il loro impegno è delicatissimo in questa fase di nuova ‘ricostruzione’ perché il complesso apparato economico e sociale, dopo questa brusca frenata, senza una crescita di tutti i comparti produttivi e l’aumento di nuovi posti di lavoro, rischia di crollare su sé stesso. Ma è ugualmente impellente realizzare regolamenti sociali giusti, basati su sistemi di legge, che prima ancora che tentare di risolvere il problema dell’ uguaglianza di genere, evitino di crearne uno più grande come l’identità della persona”.
Camerino

La preghiera per Camerino

Conclude il presule: “Dobbiamo correre tutti noi, sempre più coscienti che il Signore ci chiama da orizzonti aperti. Mai parcheggiati sui bordi della vita. Ma in corsa, ‘sospinti dal suo Amore’ come dice san Paolo (2Cor 5,14). Orientati con gioia ed entusiasmo verso nuovi e stimolanti traguardi. San Venanzio- testimone audace ed esempio di una fede che rimane forte e giovane nonostante le avversità– ci aiuti a percorrere con coraggio, speranza e carità le strade del presente”.