Cambogia: arrestati profughi cristiani

“La loro detenzione è una gravissima violazione ai diritti umani e alla Convenzione del 1951 sui rifugiati” così sostiene Chhay Thi, l’attivista dell’Adhoc (Cambodian Human Rights and Development Association) che conferma l’arresto di una famiglia cristiana in fuga dalle politiche di persecuzione in atto in Vietnam. La sostenitrice dei diritti umani ha aggiunto inoltre che, finora, non si hanno notizie sulla sorte di queste persone, tra cui anche bambini, né sul luogo in cui sono detenuti.

Il fermo da parte delle forze di polizia e militari sarebbe avvenuto lo scorso primo febbraio nelle foreste della provincia nord-orientale di Ratanakiri, dove essi si trovavano da oltre due settimane in cerca di riparo. Gli agenti li hanno ammanettati, condotti in una località segreta e ora rischiano di essere rimpatriati; altri profughi sarebbero invece riusciti a sfuggire al fermo. Già la scorsa settimana i vertici della stessa associazione umanitaria avevano denunciato la polizia cambogiana, per l’arresto di richiedenti asilo politico senza nemmeno ascoltare le loro storie.

Le forze dell’ordine cercano di difendersi dicendo che non si tratta di persone in fuga da persecuzioni, ma di cittadini che emigrano clandestinamente. Il portavoce cambogiano, Khieu Sopheak, minaccia di denunciare il gruppo Adhoc perché agirebbe “con finalità politiche”. Secondo l’Adhoc la causa delle persecuzioni è il sostegno che alcuni gruppi sociali hanno fornito alle truppe statunitensi ai tempi della guerra, per questo sempre più famiglie cristiane sono oggi perseguitate nel paese e tentano di fuggire dal Vietnam esitando a contattare le autorità cambogiane per paura di essere rimpatriati.