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Budapest. Manifestazione blasfema, abortisti dovranno risarcire

Costerà caro a tre attivisti pro-aborto ungheresi aver compiuto gesti blasfemi nel corso di una manifestazione a Budapest. Finiti davanti ai giudici, sono stati infatti condannati a pagare seicentomila fiorini di risarcimento. La somma è stata offerta per la realizzazione di una statua dedicata ai “Bambini mai nati”, cioè le piccole vittime dell’aborto.

Comunione blasfema

Il fatto risale all’aprile scorso, quando per le strade della capitale magiara si è snodato un corteo culminato sotto l’Ambasciata polacca. I manifestanti protestavano contro la legge in discussione nel Parlamento di Varsavia che poneva restrizioni all’interruzione volontaria di gravidanza.

Giunti sotto l’edificio diplomatico, alcuni hanno dato vita a una messinscena blasfema. Uno di loro vestito da vescovo, dopo aver condotto una processione desacralizzata, ha distribuito pillole abortive come fossero la Santa Comunione. Quanti ricevevano la pillola, pronunciavano le parole “Corpo di Cristo, amen”.

La protesta sociale

Il contenuto offensivo della manifestazione ha turbato gli animi di molti ungheresi, cattolici e non. Una vera e propria protesta sociale ha trovato compimento nelle oltre dodicimila firme raccolte dall’organizzazione CitizenGo in pochi giorni per chiedere un intervento istituzionale di condanna. In questo clima Gáspár Frivaldszky, vicedirettore del Centro per la Dignità Umana, Tamás Lábady, già giudice della Corte Costituzionale, e Rozina Zarka, attivista “pro-life”, hanno intentato una causa presso l’Alta Corte.

La condanna

L’accostamento tra pillola abortiva ed Eucarestia ha portato alla condanna definitiva per blasfemia nei confronti dei tre “attori” principali della montatura. I giudici di Budapest hanno sottolineato l’intenzione palese di offendere il sentimento religioso cristiano. I condannati, per i quali non è prevista in questo caso possibilità di appello, oltre alla pena pecuniaria, dovranno esprimere pubbliche scuse e ritirare il video della manifestazione da internet.

La statua per i “bambini mai nati”

Per volontà delle parti lese, la multa di seicentomila fiorini (quasi duemila euro) sarà interamente devoluta alla realizzazione dell’opera dello slovacco Martin Hudáček intitolata “Bambini mai nati” che si vuole erigere a Budapest. Si tratta  – spiega l’avv. Gáspár Frivaldszky – di un’opera che parla del lutto e del perdono, in grado di promuovere una riconciliazione interiore delle persone.

L’opera rappresenta l’incontro tra una donna in marmo in ginocchio che nasconde il viso con le mani, e l’effigie in vetro del figlio mai nato che porge la mano quasi benedicente sulla testa della madre. L’immagine esprime il profondo dolore di una donna che perde un bambino, ma anche la possibilità di guardare avanti e di essere perdonata.

Statua

Il costo dell’opera si aggira intorno ai duemilioni di fiorini, i seicentomila che dovranno sborsare i tre autori della messinscena blasfema serviranno per iniziare la statua. La parte restante sarà finanziata dall’organizzazione CitizenGo ungherese.

Una copia di questa statua è stata inaugurato nel 2011, nella località Nova Ves Bardejovske, in Slovacchia.

Luogo di pellegrinaggio

Il luogo in cui verrà collocato il memoriale è la Cappella della Roccia di Budapest, ai piedi del Monte San Gerardo. L’intento è quello di farlo diventare meta di pellegrinaggio per madri che hanno bisogno di elaborare un lutto di questo tipo.

Creare un clima diverso

Sul portale on-line della Conferenza episcopale ungherese l’avv. Frivaldszky ha raccontato la sua esperienza nell’associazione no-profit Insieme per la vita. “Le mamme – ha detto – non rinunciano al loro bambino se sono circondate di amore”. Di qui il bisogno, evocato dal legale, di creare un clima che sia più prossimo nei confronti delle donne da parte di medici, infermieri, avvocati e persone comuni.

Aspetti spirituali

Interpellato poi sulla causa vinta in Tribunale, Frivaldszky ha parlato del sostegno morale, economico e professionale ricevuto da tante persone. Ma ha anche colto l’occasione per parlare di questioni spirituali. “Le circostanze – ha osservato – ci hanno rafforzato nella convinzione che Dio apprezza se difendiamo la nostra fede anche in un processo”, aggiungendo che “è stato molto toccante ascoltare le parole del giudice dell’Alta Corte che parlava del ruolo dell’Eucaristia nella nostra fede”.

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