Bergoglio: “Coraggio, preghiera e umiltà: sono i tratti che caratterizzano i grandi ‘araldi’ della Chiesa”

Coraggio, preghiera e umiltà. Sono queste le tre caratteristiche che contraddistinguono i grandi “araldi” che con la loro vita hanno aiutato a crescere la Chiesa nel mondo. E’ quanto ha affermato Papa Francesco nella messa mattutina a Casa Santa Marta ispirandosi, oltre che alla liturgia, anche alla vita dei Santi Cirillo e Metodio – patroni d’Europa – che oggi la chiesa festeggia.

Servono “seminatori di Parola”

Ribadendo la necessità di di “seminatori di Parola”, di “missionari, di veri araldi” che aiutino a formare il popolo di Dio, come lo sono stati Cirillo e Metodio, “bravi araldi” che hanno “fatto più forte l’Europa”, di cui sono Patroni, il Papa ha indicato i tre caratteri che dovono essere parte della personalità di un “inviato” che proclama la Parola di Dio. Il primo tratto è la “franchezza”, che include “forza e coraggio”. “La Parola di Dio non si può portare come una proposta – ‘ma, se ti piace…’ – o come un’idea filosofica o morale, buona – ‘ma, tu puoi vivere così…’ No. E’ un’altra cosa. Ha bisogno di essere proposta con questa franchezza, con quella forza, perché la Parola penetri, come dice lo stesso Paolo, fino alle ossa. La Parola di Dio deve essere annunciata con questa franchezza, con questa forza, con coraggio”.

Le caratteristiche dell'”inviato” che proclama la Parola di Dio

“La persona che non ha coraggio, coraggio spirituale, coraggio nel cuore, che non è innamorata di Gesù, e da lì viene il coraggio!, no, dirà, sì, qualcosa di interessante, qualcosa di morale, qualcosa che farà bene, un bene filantropico, ma non c’è la Parola di Dio. E questa è incapace, questa parola, di formare il popolo di Dio. Solo la Parola di Dio proclamata con questa franchezza, con questo coraggio, è capace di formare il popolo di Dio”, ha proseguito.

Dal Vangelo di Luca sono tratti gli altri due caratteri propri di un “araldo” della Parola di Dio. Oltre al coraggio, ai missionari serve la “preghiera”, ha spiegato il Pontefice. “La Parola di Dio va proclamata con preghiera, pure. Sempre. Senza preghiera, tu potrai fare una bella conferenza, una bella istruzione: buona, buona! Ma non è la Parola di Dio”, ha sottolineato Francesco. Nel Vangelo è scritto anche “un terzo tratto interessante”. Il Signore invia i discepoli “come agnelli in mezzo ai lupi”. “Il vero predicatore è quello che si sa debole, che sa che non può difendersi da se stesso – ha detto durante l’omelia -. Quando il predicatore si crede troppo intelligente o quando quello che ha la responsabilità di portare avanti la Parola di Dio vuol farsi furbo, ‘Ah, io me la cavo con questa gente!’, così, finirà male”.