“Amicizia e Umanità” (Gesuiti). In Indonesia le vittime della tratta non sono sole

Tratta di esseri umani: in Indonesia l’impegno dei Gesuiti di “Sahabat Insan” in aiuto delle vittime. "Si comincia col reclutamento grazie alla complicità di qualche funzionario corrotto disposto a falsificare l'età"

cei

Sos tratta. Il gesuita padre Ignatius Ismartono dirige “Sahabat Insan” (“Amicizia e Umanità”). L’organismo dei gesuiti indonesiani, con sede a Giacarta, si occupa dei lavoratori migranti. E delle vittime della tratta di esseri umani. Il gesuita racconta a Fides l’odissea di molti giovani. Tra loro le ragazze sono spesso costrette dai loro aguzzini sfruttatori a diventare prostitute. Impigliate in una rete criminale di agenti locali e internazionali.

© Servizio Fotografico L’Osservatore Romano

Gesuiti contro la tratta

Evidenzia padre Ismartono: “Le ingiustizie sofferte da queste persone sono tante e diverse. Si comincia col reclutamento grazie alla complicità di qualche funzionario corrotto disposto a falsificarne l’età. Poi si viene spesso mandati all’estero. Ma con una formazione spesso insufficiente. Un agente confisca i passaporti. Fino a che il debito contratto con il mediatore non verrà pagato. I trafficanti si fanno pagare direttamente i primi sette mesi di stipendio. E dunque il lavoratore è senza salario”. In questa trappola, aggiunge il gesuita, “molta gente finisce alla totale mercé del trafficante. E se è una ragazza tra i 16 o 19 anni, diventa una schiava sessuale”.Tratta

In dialogo

Padre Ismartono ha passato gran parte degli anni ricoprendo ruoli diversi. Come quello di segretario della Commissione episcopale indonesiana per il dialogo interreligioso. “A Giacarta diverse istituzioni civili si occupano dei migranti. La questione è enorme. Per finanziare l’opera di Sahabat Insan si conta su donazioni da parte di laici. E soprattutto di ex studenti del periodo in cui insegnavo all’Universitas Indonesia a Giacarta”. E, prosegue il religioso, “ora mi occupo di Sahabat Insan. Per restituire dignità ai migranti sfruttati”. L’anno scorso “l’associazione si è occupata di rimandare alle famiglie i cadaveri di 207 migranti”.  Migranti interni, in cerca di lavoro. Ma anche immigrati di altri paesi limitrofi sono le vittime privilegiate della tratta di esseri umani in Indonesia. Spesso costoro incappano nelle maglie della criminalità organizzata. Di mediatori senza scrupoli. E persino di funzionari corrotti. Senza protezione. Lontani dalle famiglie. Dal villaggio. O dal proprio Paese. Diventano vittime della povertà e di chi li sfrutta. E, nella situazione di indigenza aggravata dalla pandemia, il reclutamento dei trafficanti diventa perfino più agevole.

I