UN PREMIO PER LA “PACE” AL SANGUINARIO KIM JONG-UN

Kim Jong-Un sarà premiato per il suo impegno in favore della “pace, della giustizia e dell’umanità”. Proprio lo stesso dittatore che, giusto qualche mese fa, ha fatto giustiziare con una cannonata un suo ufficiale per essersi appisolato in sua presenza. L’iniziativa è della fondazione indonesiana Sukarno, che ha negato qualsiasi violazione dei diritti umani in Corea del Nord. Il riconoscimento, ideato dal gruppo guidato da una delle figlie del primo presidente della storia del Paese asiatico, in passato è stato assegnato a diverse personalità di livello mondiale, tra cui anche Gandhi e Aung San Suu Kyi.

Se qualcuno pensa che si tratta di un colpo di testa, sarà costretto a ricredersi: la Sukarno Foundation aveva già dato un premio postumo al papà di Kim, Kim Il sung, anche lui reggente del Paese, nel 2001. Rachmawati Sukarnoputri, figlia di Sukarno, ha dichiarato che bisogna squarciare il velo di critiche che hanno colpito la Nord Corea, un Paese dove non esisterebbero rischi di violazioni dei diritti umani, come invece hanno segnalato l’anno scorso le nazioni Unite. Sarebbe tutta un’operazione di propaganda occidentale. Anzi, “Kim Jong-Un deve essere onorato per la sua lotta contro l’imperialismo e il neocolonialismo”. Sukarnoputri ha anche ricordato che suo padre aveva guidato il movimento indipendentista prima di diventare presidente per 22 anni ininterrotti.

I due Stati, Nord Corea e Indonesia, hanno stretto relazioni bilaterali fin dagli anni Cinquanta, proprio con la salita al trono di Kim I Sung e dall’elezione del presidente Sukarno. Ma quello indonesiano non è il solo premio per la pace “fuori dagli schemi”. Il Confucius Peace Prize, lanciato nel 2010 da Pechino, ha già premiato Fidel Castro. In Libia c’è stato il Al-Gaddafi International Prize for Human Rights, vinto a suo tempo da Hugo Chavez e dai bambini della Palestina.