Turchia, rifiutato dagli ospedali perché senza documenti: muore bimbo siriano di 7 anni

Respinto da ogni ospedale, da ogni presidio medico al quale i suoi genitori si erano rivolti: addirittura 4, mentre la febbre continuava a salire, senza che fosse possibile sottoporre il piccolo Ali a nessun tipo di cura. La sua storia non si è conclusa a lieto fine: il bambino non ce l’ha fatta a superare quei violenti attacchi influenzali, lasciando la sua famiglia in preda alla rabbia e al dolore, per quella vita che, in nome di un cavillo burocratico, è stata sacrificata. Sì, perché Ali, di appena 7 anni, era uno dei tanti fuggitivi dall’inferno siriano al quale, assieme alla sua famiglia, aveva tentato di sottrarsi, cercando la possibilità di vivere un’esistenza normale, come ogni altro bambino. La burocrazia di Antalya, nel sud-ovest della Turchia, questa opportunità non gliel’ha concessa.

Un episodio grave e, al giorno d’oggi, inconcepibile, se non altro per il giuramento d’Ippocrate vigente fra i medici. Non concedere le cure a un minore, perché non in possesso di un adeguato documento di riconoscimento, giunti ormai nell’anno 2017, non può essere considerata una pratica accettabile: “Ho paura che possa accadere anche agli altri miei due figli – ha spiegato il papà di Ali -. Mio figlio aveva la febbre molto alta ma nessuno degli ospedali ha voluto ricoverarlo, perché non aveva una carta d’identità valida”. Da qui la decisione dei genitori di riportare il piccolo a casa, nella quale, però, è spirato poco dopo. La notizia è stata riporta dall’agenzia di stampa turca “Dogan” e, in poco tempo, ha fatto il giro del mondo, suscitando scandalo e polemiche per l’atteggiamento assunto dalle strutture sanitarie. Un comportamento che, a norma di legge, non avrebbe violato nessuna regola, essendo il bambino sprovvisto della “protezione temporanea”, concessa anche ai rifugiati tramite iscrizione a un’assicurazione sanitaria. Ma, come detto, al di là della normativa vigente, esistono principi morali altrettanto forti e, nondimeno, validi.

Il governo della Turchia, come annunciato, avrebbe intenzione di aprire un’inchiesta per far luce su quanto accaduto, potendo disporre, per il momento, solo sulla testimonianza del padre. Al netto di quanto potrebbe emergere qualora venisse effettuata un’indagine, resta il fatto che una giovane vita, sfuggita alle persecuzioni perpetrate nella sua terra di origine sognando un futuro migliore, è stata persa senza che, nessuno, abbia almeno tentato di salvarla.