Saluto romano a Marzabotto: calciatore sospeso

Come passare dalla seconda categoria (calcistica) alla prima pagina (dei quotidiani). Ci è riuscito, nel peggior modo possibile, un calciatore della Futa 65, squadra dilettantistica impegnata ieri sul campo del Marzabotto, da affrontare in un match di campionato, protagonista di un gesto riprovevole dopo aver messo a segno il secondo gol per i suoi: come gesto di esultanza, infatti, il giocatore ha alzato il braccio destro, eseguendo un inequivocabile saluto romano. Ma non solo: l'attaccante ha anche sfoggiato, dopo essersi tolto la maglia, alcuni simboli riferiti alla Repubblica sociale italiana, in un mix di rievocazioni storiche che ha immediatamente suscitato scandalo nell'opinione pubblica. Un gesto (anzi, una serie di gesti) alquanto gravi non solo per ciò che rappresentano ma anche perché esguiti sul prato verde di una delle città che fu tragica protagonista del cosiddetto eccidio di Monte Sole del 1944, passato per l'appunto alla storia come la strage di Marzabotto. Una feroce serie di esecuzioni messe in atto dagli occupanti nazisti ai danni della popolazione della cittadina e di altri due comuni del bolognese (Grizzana Morandi e Monzuno), durante le quali persero la vita, giustiziate in modo sommario e spietato, quasi 800 persone (770 in base all'elenco accertato).

Le scuse del calciatore

Un autunno di sangue quello di Marzabotto, con abitanti inermi trucidati da una rappresaglia fra le più feroci tra le tante subite dalla popolazione italiana durante l'occupazione nazifascista: niente di strano, dunque, che il gesto del calciatore della Futa 65 sia rimasto coinvolto nella bufera, pur scusandosi prontamente per quanto da lui fatto durante la partita e scagionando il suo team da qualsiasi responsabilità, affermando come staff e compagni non fossero al corrente di nulla: “Sono consapevole – ha scritto – di aver recato offesa non solo alle associazioni partigiane e antifasciste ma a tutta la comunità di Marzabotto. Ho agito con leggerezza senza pensare alle conseguenze che questo mio gesto avrebbe scaturito… Ho lasciato passare un terribile messaggio di cui sono totalmente pentito e dispiaciuto…  la società Futa 65 e i miei compagni di squadra sono stati da me tenuti all'oscuro della maglia incriminata che portavo sotto quella da gioco e delle mie intenzioni di mostrarla”.

I precedenti

Le scuse, però, non sono bastate a cancellare la gravità del gesto né a incorrere nella clemenza della società, che ha immediatamente sospeso il calciatore dall'attività agonistica e disposto una pesante sanzione, ribadendo a sua volta l'assoluta estraneità rispetto a quanto accaduto. Un caso, quello di Marzabotto, che arriva a scuotere il mondo del calcio dopo quello che ha visto coinvolti, solo poche settimane fa, un gruppo di ultras della Lazio, rei di aver raffigurato Anna Frank con maglie della Roma. Un episodio del tutto simile si era verificato anche nel 2013, quando il calciatore (professionista) Katidis, all'epoca all'Aek Atene, eseguì il gesto incorrendo in una squalifica a vita da tutte le categorie della nazionale greca. Amareggiata anche la giunta comunale che, come ha dichiarato il sindaco, “procederà per vie legali per chiedere l’applicazione delle leggi esistenti che puniscono il reato di apologia di fascismo”. La condanna unanime è arrivata anche dall'Anpi e dal ministro dello Sport, Luca Lotti, il quale ha definito “inaccettabile” l'episodio, bollandolo come un gesto “che va condannato con fermezza”.