Quando il calcio femminile serve a promuovere l'aborto

In nome dell'uguaglianza di genere, dei diritti delle donne, forse anche in nome dei soldi, da qualche mese è in atto una massiccia campagna mediatica in favore del calcio femminile. L'occasione per far breccia nell'opinione pubblica sono i Mondiali di calcio tra donne, che si stanno disputando in Francia. Se finora non è stato qualche particolare gesto tecnico ad attirare l'attenzione degli sportivi sul calcio tra donne, lo ha fatto in compenso un episodio pittoresco che si è consumato in Austria, prima del fischio d'inizio di un'amichevole tra due squadre di calcio femminile.

Il fatto

A Vienna, la squadra di calcio delle dipendenti del Vaticano (per chi non lo sapesse, esiste) era stata invitata dalla squadra femminile Fc Mariahilf per festeggiare i 25 anni dalla sua fondazione. Tutto pronto per una giornata di sport, quando è avvenuto un fatto inatteso. Le due squadre erano schierate al centro del campo, dalle casse dello stadio stava risuonando l'inno della Santa Sede, quando le avversarie hanno inscenato una protesta per l'aborto e contro quella che definiscono omofobia da parte della Chiesa cattolica: le calciatrici si sono alzate la maglietta e hanno mostrato degli slogan e dei disegni su pancia e schiena (una versione meno osè delle note Femen) davanti agli occhi anche del nunzio apostolico in Austria, mons. Pedro Lopez Quintana. Il tutto, mentre sugli spalti altre attiviste femministe distribuivano volantini per spiegare il motivo del gesto e srotolavano qualche striscione con i colori arcobaleno dei gruppi lgbt. E così i dirigenti vaticani hanno deciso di ritirare la squadra. Dopo qualche momento di smarrimento, il pubblico presente è stato informato che la partita non si sarebbe più disputata. Come spiega una rappresentante della squadra locale che ha messo su la protesta al sito della radio austriaca Orf, l'intenzione non era quella di far saltare la gara. Una simile provocazione, tuttavia, non poteva che portare a questo epilogo.