Poliziotto in malattia per fare l'arbitro

Enteropatia tibiotarsica, colica addominale, faringite: tre patologie diverse per tre congedi ottenuti. E tutti per la stessa persona, nello specifico un poliziotto di Varese che, in servizio presso la locale Questura, è riuscito ad assicurarsi giorni su giorni di malattia non tanto per curare le sue presunte malattie, quanto più per dedicarsi ad attività extralavorative. In sostanza, nelle ore in cui avrebbe dovuto essere a casa poiché in permesso per malattia, l'agente svestiva la divisa da poliziotto per indossare quella di arbitro, pronto a fischiare falli e distribuire cartellini nelle serie minori.

La sospensione

Un comportamento letteralmente da “cartellino rosso”: l'agente, infatti, è stato sospeso per sei mesi con un provvedimento successivamente confermato dal Tar della Lombardia, intervenuto dopo il ricorso presentato dal poliziotto-arbitro (una sentenza arrivata esattamente 5 anni dopo l'appello dell'interessato). Secondo quanto spiegato dai giudici della III Sezione, incaricati di esprimersi sul caso, pare che il poliziotto sospeso si sia difeso, sostenendo di “non essersi reso conto che le attività ludiche illegittimamente svolte avrebbero potuto aggravare le patologie di cui lo stesso sarebbe stato affetto”.

Ora il poliziotto sta scontando la sua pesante “squalifica” da quella che era la sua reale attività lavorativa, interrotta per dotarsi di cartellini, taccuino e fischietto dirigere incontri di calcio piuttosto che svolgere la sua mansione nella pubblica sicurezza. Non che nulla impedisca di svolgere attività parallele ma, certamente, la scelta di praticarle gestendo in tal modo un permesso per malattia può risultare una pratica quantomeno discutibile.