NUOVO “RITO” NELLE CARCERI INGLESI: LA DROGA CHE RENDE PAZZI I DETENUTI

“Black Mamba”, questo è il nome di una nuova droga, diventata protagonista dell’ultima moda in “riti di benvenuto” nelle carceri inglesi: I detenuti incitano i nuovi arrivati a fumare questa cannabis sintetica, per divertirsi poi a guardare i novellini andare fuori, e nella maggior parte dei casi questo gioco termina con un viaggio in ambulanza, soprannominata appunto “mambulance”. Questa nuova sostanza stupefacente è fatta di erbe essiccate e innaffiate di sostanze chimiche che dovrebbero replicare gli effetti della cannabis, ma non è esattamente così: gli effetti sono devastanti, “non è come l’erba, la coca, o l’eroina, con cui sai come ti comporterai tu o come reagirà un tuo compagno. Questa è davvero roba folle”, afferma un ex detenuto.

La “spice”, come la chiamano invece i secondini, è sempre più popolare, ma particolarmente insidiosa, sia per i secondini, dato che non è rintracciabile con i test delle urine e nemmeno i cani riescono a fiutarla, tanto che si sospetta che sia già diffusa in ogni carcere del Paese, perché riesce a entrare attraverso i visitatori. Ma i pericoli ci sono anche per i consumatori, infatti sono in molti a non averla provata prima e non sono in grado di gestire gli effetti, che colgono i detenuti di sorpresa, tanto che spesso corrono al pronto soccorso. Un ex detenuto afferma che “ti manda completamente fuori di testa, chi ne consuma si imbambola, prende a testate il muro, oppure tenta di colpirti o di colpire gli agenti”. Medici e paramedici ormai sono preparati ad affrontare attacchi epilettici, allucinazioni, perdita di controllo totale, che sono solo alcuni degli effetti della Black Mamba.

La Prison Officers Association cita la cannabis sintetica come il problema principale per le guardie carcerarie, perché rende i detenuti instabili, violenti, attaccabrighe. Molte guardie carcerarie hanno vissuto in prima persona o hanno assistito a scoppi di violenza dovuti agli effetti della marijuana sintetica, tra cui Michael che ha raccontato di un superiore, che “è stato aggredito da un detenuto sotto gli effetti della spice – e prosegue – aveva già perso i sensi ma il detenuto ha continuato a picchiarlo. Ora ha perso l’udito da un orecchio e il suo equilibrio è permanentemente danneggiato. Non credo tornerà mai al lavoro, e questo per colpa della spice”. Secondo un rapporto del Centre for Social Justice, nel 2010 c’erano stati solo 15 sequestri di questa droga, mentre nei primi sette mesi del 2014 le confische sono state 430. Accanto a quest’enorme crescita nell’utilizzo, i tagli del governo al personale carcerario hanno aggravato il problema. Peter McParlin, presidente della Prison Officers Association, ha dichiarato: “Da sempre ci sono episodi di violenza in carcere, ma negli ultimi 32 anni il livello non è mai stato così alto”.