Non può andare a scuola: il Comune non nomina l'insegnante di sostegno

alunni

Altro che buona scuola. Per qualcuno entrare in classe può diventare un miraggio. E' il caso di un bambino di 6 anni di Napoli, Checco, che ha problemi dalla nascita a causa di un'ischemia cerebrale. Per questo, come denuncia la madre, ha diritto a un'insegnante di sostegno che dovrebbe accompagnarlo nel suo percorso scolastico per 30 ore settimanali. Checco dovrebbe frequentare l'ultimo anno di asilo nella scuola “Novelli” di Soccavo ma malgrado la campanella sia suonata per tutti i suoi amichetti lo scorso 11 settembre, per Checco entrare in aula è ancora impossibile. Il motivo è semplice: dell'insegnante di sostegno ancora non c'è traccia. E mamma Veronica chiede di sapere perché viene negato un diritto così elementare a suo figlio, con la speranza che non debba ripetersi quello che è già avvenuto in occasione dello scorso anno scolastico, quando l'insegnante arrivò a dicembre: “Infatti non è la prima volta che questo diritto viene negato a mio figlio” spiega la mamma di Checco.

La direttrice della scuola di Soccavo, Angela Tempesta, scarica la responsabilità sul Comune di Napoli: l'istituto avrebbe inoltrato la richiesta per le insegnanti di sostegno a tempo determinato ma purtroppo senza ottenere alcuna risposta concreta. Anche mamma Veronica conferma che “la direttrice vuole che Checco vada a scuola ma come si fa? E' un bambino imprevedibile, se si fa male chi si prende la responsabilità? Come fa una maestra che deve guardare altri venti bambini a pensare a lui?”. C'è poi un altro aspetto da non sottovalutare: “I medici – sostiene la madre – dicono che può recuperare e la scuola fa parte di un percorso terapeutico: perché mio figlio non può essere aiutato nel suo recupero? Come fai a negarglielo?”.

Non è certamente il primo caso del genere. Puntualmente, all'inizio dell'anno scolastico, si ripetono situazioni simili. In questo caso viene chiamato in causa il Comune di Napoli. Forse sarebbe opportuno che il sindaco De Magistris, invece di perdere tempo ad accusare di “transfobia” l'iniziativa del Bus della libertà di Generazione Famiglia, si occupasse dei problemi concreti dei suoi concittadini e provvedesse a risolverli.