L’ultima frontiera dello scandalo doping: anabolizzanti a 14 anni

La chiamano la voglia di arrivare. Costi quel che costi. E poco importa che in alcuni casi in ballo c’è la vita. Si chiama doping e come i peggiori dei mali è inguaribile perché non c’è rimedio davanti alla prospettiva di una vittoria che un atleta insegue per orgoglio e prestigio pur sapendo di aver barato. Tinto Bras in un celebre film, diceva “così fan tutte”, parafrasi perfettamente in linea con chi vuole esplodere nello sport, vuole diventare un campione e vedere il suo nome sulle prime pagine dei giornali e la sua immagine nei report televisivi. Un male oscuro che da decenni ha investito lo sport tutto, senza distinzioni di discipline, doping senza sesso e adesso anche senza età. L’ultima notizia è sconvolgente e chiama un causa un giovanissimo ciclista di appena 14 anni, quindi non un campione acclarato e neppure un atleta che con l'”aiutino” prova ad alzare l’asticella del proprio valore.

L’esperto: “Crimine contro l’umanità”

Stavolta il caso scoperto dalla Nado Italia, ha dei contorni incredibili perché a doparsi per migliorare le prestazioni, è un ragazzino di appena 14 anni risultato positivo al Mestorolone, un potente anabolizzante, al fine di dare un’accelerata alla sua crescita. Ma anziché spingere forte sui pedali, ha pensato bene di giocare d’anticipo, facendo uso di questa sostanza, oltretutto pericolosa soprattutto nell’età della formazione, al punto che il prof. Carlo Tranquilli, esperto di lotta al doping, non ha esitato a parlare di “crimine contro l’umanità”. Il ragazzino è stato immediatamente sospeso dal Tribunale Nazionale del Coni, in attesa delle controanalisi. Ma il caso è gravissimo perché mai un atleta era stato trovato positivo in così giovane età. Come dire che al peggio non c’è mai fine.

I precedenti

Il doping esiste da che esiste lo sport, solo che tanti anni fa nessuno ne sospettava l’esistenza e neppure si cercava nelle analisi sugli atleti. Nel ciclismo il primo vero grande caso risale al 1969 quando Eddy Merckx dominò il Giro d’Italia fino alla tappa di Parma quando venne scoperto positivo a delle anfetamine. Ma l’apice fui toccato nel 2006 quando a Madrid venne fermato Ivan Basso. In una delle sette sacche di sangue dal nome “Birillo” come il suo cane, vennero trovate tracce di Epo. Confessò solo un anno dopo per poi tornare, dopo la squalifica, a vincere ma stavolta in modo pulito. Lo scandalo dell’Epo è legato al nome di Fuentes, medico spagnolo: nel mirino finiscono monumenti del ciclismo come Alberto Contador, Lance Armstrong, che nel 2013 confessò. Parole choccanti per l’uomo che aveva commosso il mondo, vincendo a ripetizione il Tour dopo aver vinto la battaglia sul cancro.

Non solo ciclismo

Ma nessuna disciplina è rimasta fuori. Nel 2012 il marciatore Alex Schwazer, oro olimpico a Pechino nella 50 km ai Giochi del 2008, risulta positivo all’Epo. A seguirlo, guarda caso, il dottor Michele Ferrari, lo stesso di Armstrong. Fine dei Giochi e della carriera. Come Maria Sharapova, la bellissima tennista russa che ha visto la sua carriera stoppata dal solito doping. In precedenza avevano avuto problemi Diego Maradona e Marco Pantani anche se sul ciclista romagnolo si è abbattuta l’ombra della malavita organizzata che avrebbe sostituito i campioni di sangue per eliminare il “Pirata” dalla vittoria del Giro. E quel giorno a Campiglio, probabilmente è morto Pantani che di lì a poco si toglierà la vita. La Russia, tanto per rimanere alla stretta attualità, è stata fatta fuori dai Giochi in Brasile per doping di Stato, non uno, ma un’intera selezione finita sotto la lente della Wada. E pochi giorni fa è uscita la notizia dell’inchiesta della Fifa sull’intera nazionale di calcio che partecipò ai mondiali brasiliani del 2014.  Nell’atletica non sono risultati esenti né Ben Jonhson (trovato positivo a soli tre giorni dal record del mondo sui 100 metri stabilito a Seul) né tanto meno Carl Lewis trovato in tre occasioni positivo.

Il caso Agricola

Nel calcio, quello nostrano, per molto tempo non si cercava l’Epo. Venne chiuso il Centro dell’Acquacetosa e quando venne riaperto, a sorpresa il laziale Stam e l’interista Kallon vennero trovati positivi. Zeman, in tempi non sospetti, denunciò l’ingresso delle farmacie nel calcio, con chiaro riferimento alla Juve, ma Guariniello non riuscì a portare a termine il processo. Passarono cinque anni, e la Cassazione dichiarò che il fatto era reato ma prescritto essendo scaduti i termini del processo. Guariniello la definì “frode sportiva” e a pagare fu l’allora medico sociale Riccardo Agricola che venne allontanano per poi rientrare solo pochi giorni fa alla guida dello JMedical bianconero. Come la giri e la volti, soprattutto nei casi acclarati, sono solo storiacce, ma che non hanno nulla a che vedere con l’ultima, disgustosa storia, perché a 14 anni si vince perché si è forti, non perché c’è l’aiutino. Purtroppo, per qualcuno rimane valido il “piacere” di vincere facile.