L'immersione in gabbia diventa letale per lo squalo

Un'esperienza che doveva garantire una scarica di adrenalina si è trasformata in una tragedia, riaprendo una volta di più il dibattito su fin dove è giusto spingersi per ricercare emozioni estreme a contatto con la natura. Quanto accaduto nella Riserva della biosfera di Guadalupe, in Messico, ha assunto connotazioni drammatiche quando una gabbia da sub, dove si trovavano alcuni turisti intenti a fotografare i grandi squali bianchi, è stata attaccata da un grosso esemplare, attratto sia dallo stridere del metallo nell'acqua salata che dalle esche calate in mare per attirarlo. Il pesce, però, nel tentativo di entrare nella gabbia, è rimasto incastrato fra le sbarre con il muso, provocandosi una grave ferita che ha iniziato a sanguinare copiosamente. Per venticinque drammatici minuti sono durati i tentativi di fuggire senza alcun aiuto finché, per aver perso troppo sangue, lo squalo si è adagiato sul fondo privo di vita, davanti agli occhi impotenti dei turisti.

La denuncia via social

A denunciare l'accaduto è stato il naturalista e attivista messicano Arturo Islas Allende, il quale ha postato un video che mostra per intero l'agonia dello squalo, elencando quelle che, a suo giudizio, sarebbero state le mancanze degli escursionisti subacquei, non ultima la troppa distanza fra una sbarra e l'altra, circostanza che in realtà si verifica di frequente e che è spesso causa di incidenti. D'altronde, nonostante vi sia una legislatura apposita, l'immersione in gabbia è spesso contestata dai naturalisti, che vedono nella pratica uno sfruttamento degli animali a scopi puramente ludici: nel caso di Guadalupe, a finire nel mirino di Allende sono state anche le autorità messicane, ree di non aver applicato un controllo adeguato.