Il razzismo antibianco della giornalista progressista

Proprio nei giorni in cui in Italia monta la polemica per una presunta ondata di razzismo, negli Stati Uniti si macchia di una serie di uscite violente e di odio antietnico una giornalista recentemente assunta dal New York Times, Sarah Jeong. L'obiettivo del suo livore, tuttavia, non sono i neri, come è facile supporre per riflesso condizionato. La Jeong su Twitter ha preso di mira i bianchi, che secondo lei “sono geneticamente predisposti a bruciarsi più rapidamente al sole, quindi sono logicamente adatti soltanto a vivere sottoterra come goblin striscianti“. E ancora: “Ragazzi è insano quanta gioia provi a essere crudele con vecchi uomini bianchi”. Sull'insanità di una simile gioia si può essere d'accordo, come forse – stando alla tendenza demografica dei Paesi occidentali – si può essere d'accordo anche su un altro assunto della giornalista: “I bianchi hanno smesso di riprodursi. Presto sarete tutti estinti”. Per lei, però, sembra che si tratti di una speranza, visto l'hastagh che ha pubblicato in un'altra circostanza: “#Cancellarepersonebianche”.

L'ondata di indignazione verso la 30enne Jeong – da poco diventata caporedattrice della rubrica di tecnologia – e di proteste nei confronti del quotidiano progressista New York Times è stata inevitabile. Ma il giornale, anziché stigmatizzare e scusarsi, si è schierato a difesa della sua giornalista. “Il suo giornalismo e il fatto che sia una giovane donna asiatica l'hanno resa oggetto di frequenti molestie online. Per un periodo ha risposto a queste molestie imitando la retorica dei suoi molestatori”, ha scritto in una nota il quotidiano. Più di basso profilo la reazione della Jeong, che ha detto di essersi “profondamente” dispiaciuta di “aver imitato il linguaggio” dei suoi molestatori. Il suo livore, pertanto, sarebbe una reazione contro gli ormai famigerati “troll” che seminano – ha aggiunto la donna – “torrenti di odio online”. La Jeong comunque, ricevuto il sostegno del New York Times e dell'intellighenzia democratica americana – tale da farla diventare quasi una martire dei “troll” – ha promesso: “Posso capire quanto questi post siano offensivi fuori dal contesto e non li scriverò più”. Chissà se la vicenda si sarebbe risolta con una semplice dichiarazione di scuse e con la pacca sulle spalle del giornale, se l'odio della giornalista si fosse rivolto contro le persone di un'altra gradazione epidermica. In tanti hanno la risposta già pronta.