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Il ghiacciaio della Marmolada sparirà in 25 anni, forse prima

Icambiamenti climatici, con l'innalzamento delle temperature medie, si fanno sentire anche in alta montagna, tra i ghiacci perenni. Che però di “perenne” non hanno più nulla. I ricercatori del Cnr-Ismar e delle Università di Trieste, Genova e Aberystwith (Galles) e di ARPA Veneto hanno infatti scoperto che, tra 25-30 anni, il ghiacciaio della Marmolada, sulle Dolomiti, potrebbe scomparire del tutto. Intanto, in un decennio, dal 2004 al 2015, ha già subito una riduzione del 30% del volume e del 22% di area. Il ghiacciaio della Marmolada è un ghiacciaio vallivo che scende nel versante settentrionale della Marmolada (3.343 m), la montagna più alta delle Dolomiti. Collocato nella provincia di Trento al confine con la provincia di Belluno, sovrasta il lago Fedaia e da esso prende forma il torrente Avisio. Il ghiacciaio il più esteso apparato glaciale delle Dolomiti. A monte è delimitato dalla cresta rocciosa che culmina con Punta Rocca (3.309 m) dalla quale è possibile scorgere in giornate limpide Svizzera, Liechtenstein, Austria e Germania. Dopo il forte ritiro degli ultimi anni, si è completamente separato dal settore che occupa il circo a valle di Punta Penia, al quale era collegato con una sottile fascia di ghiaccio: ora la fascia si è completamente sciolta.

Lo studio

“Anche se la temperatura restasse com'è, il suo destino appare comunque segnato”, spiega Renato Colucci del Cnr-Ismar su Ansa. Questo dipende dal fatto che “è già in totale disequilibrio con il clima attuale”. Lo studio, pubblicato su Remote Sensing of the Environment, è stato possibile grazie a uno scenario creato attraverso due modelli 3D. “Un primo rilievo – sottolinea Colucci – è stato acquisito usando un 'ground penetrating radar' (Gpr) terrestre, una tecnologia non invasiva utilizzata in geofisica, basata sul segnale elettromagnetico riflesso e trasmesso dal terreno a seconda delle caratteristiche, creando sezioni dettagliate. Il secondo, invece, usando dati raccolti in volo con Gpr da elicottero”. In questo modo è stato possibile ricostruire due modelli 3D del ghiacciaio “che hanno permesso di misurare con precisione non solo le caratteristiche interne e morfologiche, ma anche l'evoluzione recente nel corso del decennio, quantificato in termini volumetrici”, prosegue l'esperto. Il ghiacciaio, un tempo massa glaciale unica, è ora frammentato e suddiviso in varie unità, dove in diversi punti affiorano masse rocciose sottostanti, rilevano i ricercatori. I terreni carsici, come la Marmolada, sono irregolari e costituiti da dossi e rilievi. Se il ghiaccio fonde gradualmente, le aree in rilievo affiorano, diventando fonti di calore interne al ghiacciaio stesso. “Questo aspetto, unito al cambio di albedo (la neve e il ghiaccio sono bianchi e riflettono molta radiazione solare, mentre la roccia, più scura, ne riflette di meno) – aggiunge Colucci – sta ulteriormente minando la 'salute' della Marmolada accelerandone la già forte e rapida fusione”. La ricerca ha inoltre evidenziato che, se il tasso di riduzione continuerà di pari passo come nel decennio analizzato, “nel giro dei prossimi 25-30 anni il ghiacciaio sarà praticamente scomparso”, lasciando il posto solo a piccole placche di ghiaccio e nevato. “Il ghiaccio, quindi, non esisterà più. E se, come da scenari climatici, la temperatura nei prossimi decenni dovesse aumentare a ritmo più accelerato, questa previsione potrebbe essere addirittura sottostimata e la scomparsa del ghiacciaio potrebbe avvenire anche più rapidamente“, conclude lo studio del Cnr.

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