“I GAY NON POSSONO ENTRARE”, CARTELLI OMOFOBI IN NEGOZI DI TUNISI

“Vietato l’ingresso agli omosessuali”. E’ la scritta che campeggia su alcuni cartelli affissi alle entrate di negozi, ristoranti, alimentari, taxi o Internet café, sparsi in diversi quartieri di Tunisi. Lo denunciano gli attivisti di Shams, organizzazione non governativa, il cui intento dichiarato è quello di agire per la depenalizzazione dell’omosessualità in Tunisia. La paura degli attivisti è che questi cartelli possano causare un incremento dell’omofobia nel Paese, con attacchi mirati nei confronti dei gay.

“Molti tunisini ritengono che gli omosessuali debbano restare segreti ed evitare di parlare ai media – ha detto uno di loro -.  Tutti questi messaggi di odio sono comparsi dopo che il nostro vice presidente è andato in tv. Lui lo ha fatto per difendere i gay dopo che l’attore Ahmed Landolsi li aveva definiti malati. Da allora, la nostra organizzazione sta ricevendo decine di minacce di morte ogni giorno”. In Tunisia, i rapporti tra persone dello stesso sesso sono considerati un reato (secondo l’articolo 230 del codice penale nazionale) e il “colpevole” rischia fino a tre anni di carcere. L’atteggiamento popolare, invece, sta cambiando: se tre anni fa il 94% della popolazione si diceva contraria all’omosessualità, ora la percentuale è calata al 64%.

Nel commentare i cartelli affisi nei negozi, lun attivista afferma: “E’ la prima volta che vediamo cartelli simili. In uno venivano anche banditi gli atei! Le persone ci hanno mandato foto che avevano scattato dei cartelli e in alcun casi erano gli stessi negoziati ad averli postati su Internet. Siamo andati in tre di questi posti per verificare la loro reale esistenza. Sfortunatamente era così. La maggior parte delle persone qui concordano con i messaggi dei venditori. Ma ci sono anche molti che li condannano. Una persona ci ha mandato una foto di un Internet café dove il proprietario aveva messo un cartello: ‘Omosessuali ammessi, siamo tutti tunisini’ in reazione ai messaggi di odio”.

Facendosi portavoce di Shams, l’attivista rivolge poi un “appello a boicottare i negozi che hanno messo cartelli di odio, in quanto è illegale rifiutarsi di vendere o di fornire servizi a un cliente, in base all’articolo 24 della legge 64 della Tunisia. Inoltre, come pensano questi negozianti di riuscire a distinguere tra un omosessuale e un eterosessuale? Intendono condurre un’esame rettale, come fanno le autorità per dimostrare che una persona è omosessuale? E’ assurdo!”.