Georgia, le multinazionali contro la legge anti-aborto

Le grandi multinazionali dell’intrattenimento e del settore audiovisivo rappresentano ormai la testa di ponte delle ideologie liberiste e progressiste. I loro prodotti sempre più spesso rappresentano una visione della società completamente slegata dai principi della tradizione cristiana e dalla stessa antropologia umana. Una sessualità bulimica e disordinata, famiglie disgregate, violenza gratuita, cultura individualistica dello sballo e consumo sfrenato di droghe e alcol sono al centro di moltissime produzioni hollywoodiane definite di “culto”. Dopo aver influito per decenni sull’immaginario collettivo, ora le più grandi case di produzione americane scendono direttamente in campo per boicottare gli Stati americani che sostengono la vita.

Di fatti, dopo Netflix, anche Disney e WarnerMedia hanno annunciato che ritireranno le loro produzioni dalla Georgia se entrerà in vigore la controversa legge anti-aborto del governatore Brian Kemp. Nota come “Heartbeat Bill”, la norma approvata nelle scorse settimane impedirà gli aborti dopo la sesta settimana di gravidanza, o non appena un medico avrà avvertito il battito cardiaco del feto. Bob Iger, CEO di The Walt Disney Company, ha dichiarato all’agenzia Reuters che sarebbe “molto difficile” per la compagnia continuare a lavorare in Georgia se la legge dovesse entrare in vigore. Così WarnerMedia si è espressa in un comunicato: “Terremo d’occhio la situazione da vicino, potremmo rimettere in discussione la Georgia come base delle nostre prossime produzioni”.

Le major cinematografiche a stelle e strisce credono che le loro pressioni sul piano economico ed occupazionale possano indurre la Georgia ad una marcia indietro prima del 1 gennaio 2020, data dell’entrata in vigore del provvedimento. D’altra parte, lo Stato del sud-est degli Stati Uniti è diventato uno dei set preferiti dai registi americani dopo gli studi di Los Angeles. Anche grazie ad una tassazione molto favorevole, lì sono stati girati Stranger Things, The Walking Dead, Black Panther, Ozark, The Handmaid's Tale, Captain America e l'ultimo Avengers. Da tempo i Marvel Studios usano la Georgia per le proprie produzioni e WarnerMedia ha appena iniziato a girare in Georgia The Conjuring 3 e ci girerà The Suicide Squad. Già in lavorazione ci sarebbero poi le serie HBO Lovecraft County e The Outsider.

Un tentativo analogo fu portato avanti quando ci fu un duro contenzioso tra molti Stati Usa e l’amministrazione Obama che voleva imporre le cosiddette trans-toilette, ovvero il diritto di usufruire dei bagni pubblici e delle scuole a seconda del sesso percepito e non in base a quello biologico. Il provvedimento fu impugnato da diversi governatori e alla fine Trump ha archiviato le assurde linee guida contestate anche da molte donne che non volevano condividere i wc insieme agli uomini. Anche in quel caso però si mosse lo star system: L’NBA, la lega del basket statunitense, mise in forse lo svolgimento dell’All-Star Game 2017 nella città di Charlotte e Bruce Springsteen cancellò un concerto in North Carolina.

I boicottaggi non ebbero effetti ed ora si spera che a resistere siano gli Stati americani “pro-life” che hanno varato leggi restrittive sull’aborto. Oltre alla Georgia, si segnalano Ohio, Mississippi, Missouri, Kentucky, Alabama e Louisiana. Un trend che fa da contraltare ai 20 Stati Usa che invece consentono l’interruzione di gravidanza anche bel oltre la 21esima settimana. Un direzione completamente opposta è stata infatti presa lo scorso gennaio dallo Stato di New York che ha autorizzato l’aborto fino al nono mese se la salute della madre rischia di essere compromessa, definizione molto ampia che comprende anche la salute mentale.

Insomma, come abbiamo visto il mondo del cinema e dello spettacolo non perde occasione per schierarsi sempre e comunque a favore del pensiero “politicamente corretto” che vuole negare l’agibilità politica a chi sostiene un’altra visione della vita, della famiglia e della libertà educativa. Un altro esempio in questi giorni arriva sempre dalla Disney, che sabato scorso presso Disneyland Paris ha svolto un vero e proprio Gay Pride, con i personaggi dei cartoni animati che hanno sfilato per sostenere le cause della comunità lgbt. Comunque la si pensi un tema così complesso non può essere banalizzato con una sfilata per bambini che non hanno le capacità critiche e culturali per capire e giudicare un’iniziativa del genere. Un’operazione che rientra in quella “colonizzazione ideologica” più volte denunciata da Papa Francesco.