Feci e vandalismo tra le rovine di Machu Picchu

Vandalismo e defecazioni tra le rovine di Machu Picchu, il sito archeologico Inca più famoso del Perù, eletto tra le Sette meraviglie del mondo moderno. Secondo la polizia peruviana alcuni turisti provenienti da Cile, Brasile, Francia e Argentina, si sarebbero intrufolati in un'area interdetta al pubblico e avrebbero fatto cadere una roccia da un muro del Tempio del Sole, danneggiandolo. Non solo: tra le rovine gli agenti hanno ritrovato anche delle feci, un “ricordino” lasciato dagli stessi maleducatissimi turisti che, evidentemente, non avevano voglia di arrivare fino ai bagni pubblici.

Le conseguenze

Le autorità peruviane non hanno decisamente lasciato correre ed hanno adottato il pugno duro: cinque turisti sono stati espulsi subito dal Paese, mentre un altro – di nazionalità argentina – è stato denunciato e dovrà rispondere del reato di “distruzione del patrimonio culturale”, in quanto giudicato l'esecutore materiale dell'atto vandalico. Machu Picchu (che significa “vecchia montagna”) è un sito archeologico Inca situato in Perù, nella valle dell'Urubamba, a circa 2.430 m s.l.m. La località è universalmente conosciuta sia per le sue imponenti ed originali rovine, sia per l'impressionante vista che si ha sulla sottostante valle dell'Urubamba, circa 400 metri più in basso. È il terzo sito archeologico più grande del mondo dopo gli scavi di Pompei e Ostia Antica: nel 2003, più di 400mila persone hanno visitato le rovine tanto che l'Unesco ha espresso preoccupazione per i danni ambientali che un tale volume di turisti può arrecare al sito. E, considerato quest'ultimo episodio, forse non ha tutti i torti. Per chi fosse interessato, le altre Sette meraviglie del mondo moderno sono: la piramide di Chichén Itzá in Messico; la Muraglia cinese; il sito archeologico di Petra, in Giordania; il mausoleo di Taj Mahal, in India e il Colosseo, a Roma. La gestione di un eccessivo numero di turisti e conseguenti danni ambientali è molto sentito in più parti d'Italia, come a Roma e a Venezia. Se la buona educazione non si può insegnare “con le buone”, le iniziative delle autorità peruviane (espulsioni e denunce) potrebbero essere prese da esempio anche qui in Italia.