Fatwa in Turchia: musulmani, pentitevi dei tatuaggi

La società contemporanea ci propone modelli che mai avremmo immaginato anni addietro e che fanno discutere anche se in modo diverso, a seconda delle tradizioni e della cultura dei vari paesi del mondo. É il caso dei corpi usati a volte come vere e proprie tavolozze tanto sono tatuati, ma che diventano motivo di scandalo nei paesi musulmani. Infatti la massima autorità religiosa turca (diyanet – direzione affari religiosi) ha emesso una fatwa, cioè parere consultivo, che ha finito con l’assumere forza di legge, in cui si invitano i musulmani tatuati a pentirsi. Il pentimento manifestato poi, ove possibile, con la cancellazione del tatuaggio stesso.

Persino il presidente Erdogan aveva rimproverato un calciatore del Galatasaray proprio per i suoi tatuaggi. Tale fatwa si uniforma al decreto adottato dal governo mesi fa, a settembre per la precisione, in cui si traccia un nuovo codice di decoro personale per gli studenti, quindi obbligati a presentarsi a scuola con il volto visibile, senza recare accessori con simboli politici, non avere capelli tinti, piercing, tatuaggi appunto, trucco baffi o barba.

Dunque una serie di limitazioni che nell’era dell’immagine alternativa a tutti i costi, sembra castrare quello spirito di ribellione tipico dell’età giovanile che a volte si manifesta proprio attraverso il proprio aspetto esteriore. Essendo la Turchia uno di quei paesi che ha chiesto l’annessione all’Europa, presumibilmente per aver sposato alcuni aspetti dell’ occidente, pur non dovendo rinunciare alla propria identità culturale, non si favorirà certamente in questo modo l’integrazione dei più giovani ai quali si vuole affidare proprio la costruzione del futuro.