Covid, Amnesty: “In Nepal si rischia una catastrofe come in India”

Il Nepal ha il più alto "tasso effettivo di riproduzione" e il più alto tasso di positività ai test Covid di qualsiasi altro Paese del mondo

Covid in Nepal

I politici del Nepal devono mettere da parte le loro divergenze e intraprendere azioni decisive nelle prossime settimane per salvare migliaia di vite mentre in Nepal imperversa una seconda mortale ondata di Covid-19. Lo afferma Amnesty International in un rapporto pubblicato oggi, in cui si chiede un maggiore sostegno da parte la comunità internazionale.

Le lotte intestine dei leader del Nepal

Mentre i leader del Nepal si sono impegnati in lotte intestine che hanno visto il parlamento del Paese sciolto due volte negli ultimi cinque mesi, il Covid-19 è dilagato. Il Nepal ha attualmente uno dei tassi di infezione più alti al mondo e, ad aprile, il Ministero della Salute del Paese ha previsto altri 300.000 casi entro luglio.

Secondo un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato il 14 maggio, il Nepal ha avuto il più alto “tasso effettivo di riproduzione” e il più alto tasso di positività ai test di qualsiasi altro Paese del mondo.

Il Nepal come l’India?

Il sistema sanitario – aggiunge Amnesty – sta già vacillando, con gravi carenze di ossigeno, letti in terapia intensiva, dispositivi di protezione individuale e vaccini. “Attualmente stiamo assistendo in Nepal alla stessa situazione disperata che abbiamo visto in India negli ultimi mesi“. E anche qui la variante Delta (o variante indiana) ha aumentato i contagi in modo esponenziale.

Allarme dalla Gran Bretagna: la variante Delta è il 60% più trasmissibile

La variante Delta sarebbe sei volte più contagiosa. Lo sottolinea lo studio pubblicato in Gran Bretagna lo scorso 11 giugno. Recentemente il ministro della Sanità britannico, Matt Hancock, aveva parlato di una trasmissibilità della variante Delta del 40% superiore al virus classico.

Secondo lo studio della Public Health England, nel Regno Unito sono stati già rilevati oltre 45 mila casi della variante individuata per la prima volta in India, dove rappresenta oltre il 90% dei nuovi casi. Lo studio ritiene tuttavia “incoraggiante” che questo aumento dei contagi non sia accompagnato da un proporzionale aumento dei ricoveri nelle stesse proporzioni.