Chiese nel mirino: le autorità ne chiudono quattro

Una serie di leggi sui culti non islamici in Algeria sta mettendo a rischio la professione della propria fede per i cristiani. Nel giro di quattro mesi, sono state chiuse quattro chiese. E ancora: per quelle che restano aperte, c'è il divieto di ricevere finanziamenti dall'estero, e non vengono concesse autorizzazioni per aprirne di nuove.

Come riferisce l'organizzazione World Watch Monitor, la chiesa del villaggio di Azagher, che era attiva da oltre sei anni, ha avuto dalle autorità algerine l'imposizione di cessare tutte le attività il 2 marzo. I dirigenti della chiesa hanno riferito di aver ricevuto la notifica che la chiesa avrebbe dovuto chiudere entro due settimane. La notifica rilevava che l'edificio non rispondeva agli standard richiesti dalla legge per ospitare un incontro pubblico. Nel documento è stata anche citata la mancanza di una seconda uscita o di un estintore negli edifici. Inoltre, è stato segnalato che la chiesa contravveniva a una legge del 2008 “riguardante le condizioni di ingresso degli stranieri nel territorio algerino” perché era guidata da un pastore della Repubblica Democratica del Congo.

Il ministro per gli Affari religiosi, Mohamed Aissa, ha cercato di giustificarsi adducendo la questione della sicurezza e negando ci sia alcun intento discriminatorio verso la minoranza cristiana (meno dell'1% della popolazione con le sue 11mila unità circa). Secondo alcuni osservatori, tuttavia, si tratta di un pretesto. Un esponente della Chiesa Protestante d'Algeria (Epa), sostiene che il Governo sta utilizzando la legge come “uno strumento giuridico” per “mettere a tacere la Chiesa”. Alcuni gruppi di sostegno ai cristiani hanno espresso preoccupazione per il fatto che le chiusure farebbero parte di una “campagna coordinata di intensificata azione contro le chiese da parte delle autorità governative”.