Brescia, la mail razzista inviata ai fornitori

Ad una prima impressione sembra una domanda retorica. È ancora possibile conoscere ed avere a che fare con persone convitantemente razziste nel 2019? Il problema non è l'ovvia risposta, ma come sia anche solo pensabile che le persone debbano essere classificate – dal punto di vista dell'intelligenza e della profondità d'animo – in base al colore della pelle. Secoli di analisi e studi dei più rilevanti antropologi, sociologi, filosofi e quant'altro non sono bastati ad educare migliaia di razzisti, sparsi sul pianeta. Sradicare il razzismo appare più difficile che trovare la cura per certi mali incurabili, come ad esempio l'Alzheimer. La scienza non trova una soluzione che sradichi questa piaga da una parte della nostra cultura.

La ricostruzione del fatto

“Chiediamo tassativamente, pena interruzione di rapporto di fornitura con la vs Società, che non vengano più effettuate consegne utilizzando trasportatori di colore e/o pakistani, indiani o simili”: è il testo della mail choc inviata da un'azienda di lavorazione di metalli del Bresciano, la Chino Color Srl di Lumezzane, il 21 giugno scorso, a tutti i suoi fornitori, come riportato dal Giornale di Brescia. Continua la mail, che ha per oggetto “comunicazione importante”: “Gli unici di nazionalità estera che saranno accettati saranno quelli dei paesi dell'est, gli altri non saranno fatti entrare nella nostra azienda né tantomeno saranno scaricati”. La foto della mail arrivata a una ditta di consegne è stata postata su Facebook anche dall'avvocata esperta in tematiche anti-discriminazione Cathy La Torre e dai Sentinelli di Milano. Tra i commenti anche la risposta che una delle ditte a cui è arrivata la mail di Chino Color srl ha inviato all'azienda: “Non riusciamo a capire le motivazioni. Garantiamo la corretta assunzione dei nostri collaboratori e la loro regolarità di soggiorno nel nostro Paese”. In molti sono amareggiati, ma il problema di fondo rimane: quanto dovremmo ancora aspettare per un mondo antirazzista?