Bene multare i clienti mai le vittime della tratta

Per combattere la prostituzione è necessario colpire chi alimenta il traffico criminale della tratta, non chi lo subisce

Il nuovo regolamento di polizia urbana di un Comune delle Marche, quello di Falconara Marittima, per contrastare la prostituzione su strada punisce prima le prostitute e poi i clienti. Ho letto le dichiarazioni degli Amministratori che a prima vista sembrerebbero lodevoli: “Vogliamo contrastare la prostituzione”. In realtà con questo regolamento torniamo indietro di anni. Da investigatore e da uomo che sulla strada c’è stato per contrastare la prostituzione non posso restare in silenzio. La prostituzione su strada va combattuta, ma non colpendo le prostitute. Quelli da colpire sono le organizzazioni criminali ed i clienti.

La prostituzione è un fenomeno che viene considerato di scarsa incisività criminale, più che altro un fenomeno sociale da tollerare, alla luce del detto: c’è sempre stato. Don Oreste diceva che la prostituzione era la più antica ingiustizia del mondo e bene dice don Aldo quando definisce la legalizzazione della prostituzione non la soluzione, ma “un moltiplicatore” della più antica ingiustizia del mondo. Mettere sullo stesso piano vittima e persecutore è sbagliato! Ed è, prima di tutto, una stortura giuridica. “Qualsiasi forma di prostituzione è una riduzione in schiavitù, un atto criminale, un vizio schifoso che confonde il fare l’amore con lo sfogare i propri istinti torturando una donna inerme. È una ferita alla coscienza collettiva, una deviazione all’immaginario corrente. È patologica la mentalità per cui una donna vada sfruttata come se fosse una merce da usare e poi gettare. È una malattia dell’umanità, un modo sbagliato di pensare della società”, ha scritto Papa Francesco nella prefazione del libro di don Aldo “Donne crocifisse”, ed è proprio così.

Le ragazze sono quelle vittime a cui la stessa società che si dice etica tapperebbe la bocca perché non possano parlare e rendere pubblico lo schifo a cui sono destinate da uomini che ritengono di poter abusare del corpo di un altro essere umano. Da questa asserzione al passo in avanti, il più assurdo: le vittime sarebbero consenzienti. Chi glielo dice a queste  ragazze che sono scappate dalla povertà o addirittura rapite, sequestrate, abusate e costrette ancorché minorenni a prostituirsi sulla strada che sono esse stesse corresponsabili di un commercio che riguarda il proprio corpo?!

I Comuni che scelgono di porre sullo stesso piano vittime e carnefici sbagliano e commettono un errore grossolano e macroscopico perché costringeranno le ragazze a nascondersi per evitare i controlli di polizia, magari a scappare e a finire sotto un treno come facevano negli anni 80 durante le retate sulla Statale Adriatica per non pagare una contravvenzione di 500 euro che rappresenterebbe altre bastonate dai propri magnaccia. Che le punirebbero, perché privati dei proventi di un traffico illecito e turpe che andrà ad alimentare altri traffici criminali come l’acquisto della droga e delle armi.

Purtroppo chi siede dietro una scrivania, chi non sale in una macchina e decide di passare gran parte delle notti in un comodo letto anziché al freddo della strada d’inverno o al caldo d’estate, non riuscirà ad entrare in contatto con queste ragazze, a parlare con loro, perché quelle che vedranno sulla strada gli sembreranno prostitute semivestite mentre sono ragazze, ragazze come le proprie figlie, con gli stessi sogni e gli stessi desideri di una vita felice ed un lavoro dignitoso. Io con tante di queste ragazze ci ho parlato, a qualcuna di loro ho trovato lavoro, le ho portate nella mia casa e le ho viste mangiare con i miei figli. Io le ho viste piangere e sorridere queste ragazze. Le ho viste pregare e ringraziare don Oreste e don Aldo. Le ho viste morire dopo sofferenze atroci per una malattia contratta sulla strada.

A queste ragazze, che sono costrette a vendere il proprio corpo non va fatta una multa. Queste ragazze vanno aiutate. La multa va fatta a chi approfitta di loro. E chi persiste in questo atteggiamento deve essere denunciato. Perché questa pratica infame deve essere guardata non come ad un vizio sopportabile, ma come ad un reato da eliminare dalla società cosiddetta civile. Questo prevedeva un disegno di legge auspicato da don Oreste, tenuto in qualche cassetto del Parlamento e tirato fuori al momento delle elezioni per essere poi riposto nuovamente dopo le elezioni. Se non fermiamo la domanda dei clienti non si potrà efficacemente contrastare lo sfruttamento e l’umiliazione di vite innocenti, dice Papa Francesco. Chi assiste a questo fenomeno senza intervenire è complice di questa schiavitù che si consuma davanti agli occhi di tutti. Punire le ragazze costrette a prostituirsi significa criminalizzarle. E non è giusto. Una società civile non può farlo.