Addio “Signore e signori”, la metro diventa “gender neutral”

Una nuova vetta dell'assurdo gender è stata raggiunta a New York. Una direttiva rivolta a tutto il personale della metropolitana della Grande Mela invita a non rivolgersi più ai fruitori del servizio con il noto termine “signore e signori”.

La svolta gender della metropolitana

Lo rivela il New York Post, spiegando che la scelta è dettata dalla volontà di tener conto non solo delle donne e degli uomini, ma anche delle persone che non si sentono a proprio agio con nessuno dei due sessi binari. La missiva è stata inviata ad inizio mese e chiede di cambiare atteggiamento immediatamente. “Ladies and gentleman” viene dunque sostituito dal più generico “passeggeri”, negli annunci vocali così come nelle insegne.

La direzione della metropolitana – ha commentato il sindacato Work Station Union per bocca del rappresentante Anthony Staley – “sta così cercando di essere politicamente corretta, di riconoscere di avere alcuni conducenti transgender. Non vuole offendere nessuno”. Secondo il sindacalista, pertanto, “il cambio di passo era necessario”.

Il caso “latinx”

Curioso che la preoccupazione dei sindacati più che le condizioni di lavoro dei dipendenti, sia il linguaggio “politicamente corretto”. Esso sta invadendo con i suoi idiomi innovativi la lingua inglese che si parla negli Stati Uniti. Ormai da qualche anno si sta diffondendo sui siti americani il termine “latinx”. Non si tratta di un refuso, quella “x” al posto della vocale è intenzionale.

È un modo – secondo i suoi promotori – di rendere inclusivo il termine usato per indicare le persone di origine latino-americana. Un termine né maschile né femminile. Del resto – sostengono ancora questi fautori della rivoluzione grammaticale – vengono usati generalmente i maschili per indicare il neutro, e questo rappresenterebbe una discriminazione sessista.

Qualcuno, tra gli stessi latinos, ha deciso però di non piegarsi a quella che ritiene una “forma di imperialismo linguistico”. Sul sito LatinoRebels si paragona questa “moda” al tentativo di cancellazione delle lingue africane “attraverso la violenza e la schiavitù del colonialismo”. Del resto si tratta sempre di identità nel mirino, che siano culturali o sessuali.