Nuovi smalti, l'esperto: “Il rischio tumori esiste…”

Il mito della bellezza a ogni costo porta un sempre maggiore numero di persone (donne in particolare) a sottovalutare i rischi connessi all'uso di prodotti scadenti ma considerati alla moda. Pensiamo al make up delle mani, ad esempio. Da tempo, ormai, l’applicazione dello smalto tradizionale è stata sorpassata da nuovi prodotti per il rivestimento delle unghie, permanenti o semipermanenti. Ma le insidie sono dietro l’angolo, specialmente se non ci si rivolge a professionisti, o, peggio, quando si ricorre al fai-da-te. Da lì i danni, per risolvere i quali è necessario l'intervento di un dermatologo. Come il professor Leonardo Celleno, docente presso l’Istituto di Dermatologia dell’Università Cattolica di Roma, presidente dell’Associazione Italiana Dermatologie e Cosmetologia (Aideco), membro del consiglio direttivo del Centro di ricerca sulle Biotecnologie applicate alla Cosmetologia (Crba), sempre alla Cattolica, nonché del Comitato Scientifico Europeo per la Sicurezza dei Consumatori (Sccs).  A lui abbiamo chiesto come affrontare con consapevolezza e attenzione la scelta delle tecniche di applicazione degli smalti acrilici.

Professore è vero che il gel semipermanente o permanente reca danno alle unghie?
“Dipende soprattutto dalla frequenza con cui si applica e si rimuove il gel. Infatti, sia per applicarlo che per toglierlo, e quindi rimetterlo, si espone l’unghia all’azione aggressiva della colla acrilica, dei solventi e delle azioni meccaniche come la limatura delle lamini ungueali. A questo si deve aggiungere l’irradiazione con i raggi ultravioletti che, come sappiamo, sono dannosi per l’epidermide. Le ripetute esposizioni ai collanti acrilici aumenta la probabilità che questi entrino in contatto con la pelle che circonda la lamina ungueale. Se questa è impermeabile, non così è per la cute circostante l’unghia che, essendo permeabile, permette il contatto con i suoi strati più profondi dove le cellule dell’immunità possono riconoscere come estranea la sostanza e innescare il processo che porterà ad una reazione allergica. Questa determinerà, in eventuali successivi contatti  con la colla, l’insorgere di  una dermatite allergica che dalle mani si potrà anche estendere in altre aree cutanee”.

Si parla di danni al Dna delle mani. L’utilizzo prolungato dei raggi Uva  e delle lampade a led può provocare un tumore della pelle?
“E’ noto che potenzialmente le radiazioni elettromagnetiche, come i raggi ultravioletti ed altre radiazioni,  possono, a lungo andare, provocare l’insorgenza dei tumori della pelle. Questo avviene ad esempio quando ci esponiamo troppo al sole, il cui spettro ha proprio nella radiazione ultravioletta, la parte più energetica e quindi più pericolosa per danneggiare il Dna cellulare e portare all’insorgenza dei tumori cutanei. Il danno che si riceve prendendo il sole è proporzionale alla durata e frequenza dell’esposizione: tanto più ci esponiamo, tanto più si corre il rischio di accumulare danni alle strutture cellulari che possono poi determinare i tumori. I raggi ultravioletti che si usano per polimerizzare il gel per le unghie, cioè per indurirlo, sono dello stesso tipo di quelli solari, magari più deboli, ma sempre ultravioletti. Un rischio potenziale dunque esiste, ma anch’esso è proporzionale all’esposizione a questi raggi. Le lampade a led sono meno energetiche e quindi, meno pericolose, ma non innocue”

Le giovani sono sufficientemente informate su questi rischi?
“Sicuramente no. E’ difficile associare a questo trattamento estetico un idea di pericolosità e, spesso, le donne non si preoccupano dei possibili danni che derivano da questo”.

Anche i solventi che si utilizzano per la rimozione potrebbero provocare lesioni alle unghie?
“Sì, queste sostanze sono aggressive sia per la lamina ungueale che per la pelle circostante e possono produrre danneggiamenti ad entrambe per la loro azione chimica diretta, specialmente se vi si fa ricorso troppo frequentemente. Inoltre veicolando a contatto della pelle vicino all’unghia mote sostanze, possono contribuire allo sviluppa di una dermatite allergica”.

Che periodo di sospensione occorre osservare per ricostruire le unghie?
“E’ difficile dare un riferimento uguale per tutti perché la 'resistenza' dell’apparato ungueale varia da soggetto a soggetto. Tuttavia possiamo ipotizzare che un intervallo fra un applicazione e l’altra di almeno un mese sia opportuno”.

A chi si sentirebbe di scongliare il ricorso a questa tecnica?
“Soprattutto ai soggetti affetti da dermatite atopica e a quelli che soffrono di allergie cutanee. Queste persone hanno più probabilità di sviluppare reazioni allergiche. Inoltre chi ha unghie fragili deve fare i conti con i solventi e con la limatura delle unghie che questo trattamento prevede e che possono indebolirle ancora di più”.

Meglio il permanente o il semipermanente per la salvaguardia delle unghie?
“Per il benessere dell’unghia è bene scegliere quel trattamento che comporta meno aggressività, non solo durante la sua esecuzione, ma anche in base alla frequenza con cui ci si sottopone  ad esso, Perciò ciascuna donna deve scegliere in base alle sue abitudini ed esigenze: se un trattamento semi permanente le dura sufficientemente e non deve rifarlo spesso o se invece, magari per la sua attività, non sia meglio scegliere quello permanente perché la espone a meno trattamenti”.

Ultimo consiglio: è meglio diffidare dei costi troppo bassi?
“Credo che sia meglio guardare non solo al costo, ma soprattutto al fatto che il trattamento venga eseguito da personale esperto e qualificato”.