Le trappole della mente

Ne soffrono al mondo 80 milioni di persone. Spesso derise, definite “matte” o “fissate”, sono diventate loro malgrado iconiche. Anche il cinema e la letteratura ci hanno costruito personaggi indimenticabili. Chi non ricorda la mania di simmetria del simpatico investigatore belga Hercule Poirot, partorito dalla fervida immaginazione di Agatha Christie, o delle fissazioni per la pulizia del più moderno (e televisivo) detective Monk? Per non parlare della proverbiale “triplice bussata” del fisico Sheldon Cooper nella pluripremiata sit-com “The Big Bang Theory”. Quello che apparentemente sembra un semplice tratto distintivo di personalità “atipiche” è invece una grave patologia neuropsichiatrica: il Disturbo Ossessivo Compulsivo (Doc). Irragionevole, imbarazzante, fortemente invalidante, il Doc è inoltre difficilissimo da curare tramite la classica terapia psicologica, anche quando è supportata da farmaci. Eppure, una strada esiste. Si chiama Terapia Breve Strategica (Tbs), un metodo sviluppato dallo psicologo statunitense Paul Watzlawick e dal suo allievo, l'italiano Giorgio Nardone, risultato decisamente efficace per la risoluzione, in tempi brevi, di casi anche gravi.

In Terris ne ha parlato con la dott.ssa Susanna Cirone, psicologo-psicoterapeuta specializzata in Tbs, nonchè formatore e ricercatore associato presso il Centro di Terapia Strategica di Arezzo, sede italiana del “Mental Research Institute” di Palo Alto, California. 

Dottoressa, partiamo dal principio: cosa sono gli atti compulsivi?
“Il Disturbo Ossessivo Compulsivo è un disturbo sicuramente invalidante che consiste nel mettere in atto dei rituali che possono essere sia comportamentali (gesti o azioni ripetitive) sia pensieri (idee ripetute, ecc.) che consistono in una trappola psicologica dalla quale è difficile liberarsi. Si comincia con gesti più o meno complessi fino a giungere a situazioni che rendono la vita impossibile a chi ne soffre e anche a chi ci vive accanto, perchè i familiari vengono sempre – seppur indirettamente – coinvolti nelle dinamiche ossessive del paziente”.

Può portare qualche esempio pratico?
“Di esempi ce ne sono tantissimi. Alcuni hanno l'impellente necessità di lavarsi continuamente le mani perchè hanno paura di infettarsi; altri ripetono formule in mente; altri ancora chiudono e aprono la manopola del gas (o una porta o altro) un certo numero di volte fin quando non sono convinti di averlo fatto bene. Praticamente, le possibilità sono infinite, tante quanto la mente umana se ne può inventare”.

Esiste un denominatore comune?
“Sì, andando oltre i molteplici aspetti fattuali, la struttura dell'atto è invece identica poichè si tratta sempre di una compulsione, vale a dire di un impulso irrefrenabile. La letteratura suddivide i vari tipi di rituale in tre gruppi. Il primo è definito 'rituale preventivo', che viene fatto per evitare che accada qualcosa di brutto; il secondo è quello propiziatorio, che (al contrario del preventivo) viene fatto per far sì che accada qualcosa di bello; infine, c'è quello riparatorio, che serve per riparare e mettere a tacere la coscienza su qualcosa che il paziente ha fatto di sbagliato – ma che non necessariamente è qualcosa di grave”.

C'è correlazione diretta tra Doc e depressione o ansia?
“Non necessariamente: non esiste infatti tra loro una correlazione scientifica. Mentre c'è sicuramente correlazione con l'aspetto fobico: quindi, la paura che possa accadere qualcosa di brutto, o che non possa accadere qualcosa di bello o la paura per quello che uno ha fatto, spinge queste persone a mettere in atto i rituali. Purtroppo, anche se non correlate, la depressione e l'ansia sono spesso una conseguenza: perchè la persona si sente imprigionata, perciò è facile che manifesti ansia ed – eventualmente – depressione, o quanto meno tristezza”. 

Qual è il target?
“E' vario. Sicuramente gli atti compulsivi sono una patologia in via di espansione. Mediamente, ne soffre il 7-8% delle persone senza differenza di genere. L'eta di esordio è intono ai 18-20 anni, ma si sta assistendo all'abbassamento dell'età di insorgenza: ci sono casi anche nell'infanzia o nell'adolescenza”.

Quali sono le cause?
“Le cause possono essere tante. Fondamentalmente, la persona scopre accidentalmente che – di fronte ad un aspetto fobico, ad una paura – mettendo in atto ripetutamente questi rituali ottiene una sorta di pseudo tranquillità. Funziona però solo nell'immediato, perchè in realtà innesca un circolo vizioso da cui è difficile uscire: il Disturbo Ossessivo Compulsivo è tra le problematiche psicologiche di maggior resistenza alle terapie, sia quelle psicologiche tradizionali, sia quelle farmacologiche”. 

Perchè i Doc sono così resistenti?
“Perchè si basano su una logica irrazionale. Quando si tenta di curarli con spiegazioni logico-razionali, l'intervento normalmente fallisce. Per tale motivo bisogna intervenire con logiche che seguano la stessa irrazionalità dei rituali”. 

Su tali premesse si fonda la rivoluzione della Terapia Breve Strategica…
“Esatto. La terapia breve dà buoni risultati perchè utilizza delle logiche pari a quelle del rituale, avvalendosi di logiche irrazionali. IN pratica, vengono prescritti alla persona determinati compiti che vanno ad inibire l'irrefrenabilità della compulsione. Il prof. Nardone – maggior esponente in Italia – lavora sul campo da oltre 35 anni, elaborando dei protocolli di intervento costruiti ad hoc per le varie problematiche. E' chiaro che ogni intervento viene poi calibrato sulle caratteristiche – uniche – dell'individuo. Anche se essitono delle modalità ricorrenti messe in atto da tutti quelli che soffrono di questa patologia”.

Quali sono?
“Sono due: l'irrazionalità del pensiero e la pulsione a ripetere in maniera quasi irrefrenabile specifiche azioni o pensieri. Quindi, l'intervento terapeutico ricalca il detto latino Similia similibus curantur: se non si entra con una modalità altrettanto irrazionale come quella della tbs, inevitabilmente si fallisce. Anche perchè l'ossessivo compulsivo è pienamente consapevole dell'irrazionalità delle sue azioni, ma ne ha perso il controllo. Quindi, bisogna entrate con qualcosa che faccia leva sull'irrazionalità e permetta alla persona di cominciare a vedere a percepire il problema da un altro punto di vista”. 

E' dunque inutile chiedersi il perchè di quello specifico gesto?
“Non è inutile, ma è poco produttivo. Serve infatti a capire come funziona il problema, ma non la causa. Capire come funziona permette di bloccare quelle che vengono chiamate le 'tentate soluzioni', vale a dire tutti quei tentativi che la persona mette in atto per cercare di frenare la compulsione e che invece, così facendo, alimenta.

In percentuale, in quanti guariscono?
“Esistono delle percentuali di guarigione e per quel che riguarda gli atti compulsivi sono altissime, sia nella risoluzione totale, sia – quanto meno – nella riduzione. Dico questo perchè ci sono persone che sono bloccate completamente. Faccio l'esempio di una persona che mi ha chiamato da poco per farsi aiutare e mi ha detto: 'Io non posso venire perchè non sono in grado di uscire di casa e non posso incontrare quella particolare persona, non posso fare le scale, non posso etc'. Perciò, in casi così complessi, la riduzione permette al soggetto di muoversi liberamente e questo è già un grande successo. Nelle situazioni meno gravi si punta ovviamente alla eliminazione totale dei rituali. La percentuale è circa del 90%”.