Usa, ora si fa sul serio: scatta il Super Tuesday

E'ormai questione di qualche ora e toccherà fare i conti con il primo vero punto di svolta della corsa alle presidenziali americane del 2020. Il primo verdetto in senso stretto, visto che gli americani di fede democratica saranno chiamati a dire la loro in un Super Tuesday che, in un novero di sei candidati rimasti in corsa, darà il primo degli ultimi colpi di scure al parco dei papabili alla Casa Bianca, con una sensazione già pressoché diventata realtà effettiva: l'eredità di Obama non sarà un volto nuovo. Uno dopo l'altro, i candidati inizialmente dati per possibili outsider hanno ceduto il passo alla vecchia guardia, con la sola Tulsi Gabbard rimasta a tenere la bandiera della new generation democratica. Per il resto, con il ritiro di Pete Buttigieg (che ha fatto seguito a quelli ormai datati dei vari Cory Booker, Julian Castro, Beto O'Rourke e Kamala Harris) la rosa dei nomi sembra ormai orientata chiaramente al dualismo della vigilia: Bernie Sanders e il rientrante Joe Biden, con Elizabeth Warren a giocarsi le ultime carte e Mike Bloomberg che, come anticipato, farà l'all-in nel giorno in cui la maggior parte degli Stati Usa (naturalmente i donkeys) si ritroverà alle urne per decidere, sostanzialmente, a chi affidare l'onere di giocarsi con Donald Trump il posto sulla Resolute Desk del presidente.

Primo step

Visto che a votare sarà la maggioranza degli Stati, l'importanza del Super Tuesday diventa implicita: in sostanza, si replica la tradizione ormai in uso dalle Presidenziali del 1984 (quelle che portarono all'elezione del repubblicano Ronald Reagan) di scegliere un martedì per dare la possibilità agli elettori di votare pressoché tutti insieme. Uno step importante quello del 3 marzo, quindi, in cui si capirà in buona sostanza l'andazzo definitivo delle primarie democratiche (a un eventuale candidato serviranno 1885 delegati sui 3768 disponibili), primo passo del percorso che porterà alla chiamata alle urne definitive del prossimo 16 giugno nel District of Columbia, quindi a Washington. Altro dato rilevante, riguarda gli Stati chiamati al voto: quelli che contano di fatto il maggior numero di abitanti e, quindi, di potenziali elettori. Anche per questo qualcuno, come Bloomberg, ha sorvolato elezioni di prova, sia pur indicative, come quelle in Iowa e South Carolina, decidendo di puntare tutto sul primo Super Tuesday che, caso non frequente, vedrà stavolta anche la California (di solito al voto a giugno). Sul piano repubblicano, difficile, quasi impossibile anzi, che Bill Weld possa insidiare Donald Trump, per il quale gli analisti danno praticamente vittoria certa.