Ucraina, Zelensky parla ai Grammy: “Aiutateci ma non col silenzio”

Zelensky: "Riempite il silenzio con la vostra musica". Al 40esimo giorno di conflitto si intensifica l'offensiva russa nel sud dell'Ucraina

Il presidente ucraino Zelensky interviene alla premiazione dei Grammy Awards 2022. Fonte: Twitter

Al 40esimo giorno di conflitto e mentre si intensifica l’offensiva russa nel sud del Paese, l’orrore della guerra mostra il suo volto più crudo con il massacro dei civili compiuto a Bucha, da dove emergono centinaia di cadaveri.

Le immagini di decine di cadaveri nelle fosse comuni o sparpagliati per le strade intorno alla capitale ucraina dopo il ritiro russo hanno scioccato il mondo occidentale. Per Kiev è genocidio, mentre Mosca nega, affermando che si tratta di una provocazione degli ucraini per bloccare i negoziati. Ma le esecuzioni sommarie rilanciano l’ipotesi di nuove e più incisive sanzioni anche energetiche contro la Russia di Putin, mentre aumenta il pressing per un’inchiesta indipendente. Stando alla ministra della difesa tedesca Christine Lambrecht, l’Ue dovrebbe discutere lo stop all’importazione di gas russo. Una mossa già avviata dalla Lituania, primo paese Ue che ne ha bloccato l’import. Nelle prossime ore a Lussemburgo i ministri delle Finanze discuteranno l’impatto economico della crisi. 

Zelensky parla ai Grammy Awards

A sorpresa in nottata il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è intervenuto ai Grammy chiedendo un “aiuto, ma non col silenzio”. Poco prima in un discorso alla nazione ha annunciato la creazione di un “meccanismo speciale” per indagare sui crimini di guerra compiuti dalla Russia.

“Voglio che ogni madre di ogni soldato russo veda i corpi delle persone uccise a Bucha, a Irpin, a Hostomel”, ha sottolineato, definendo le forze di Mosca “assassini”, “torturatori” e “stupratori”.

“Sulla nostra terra combattiamo la Russia che ha portato un orribile silenzio con le sue bombe – ha detto -. Riempite il silenzio con la vostra musica. Riempitelo oggi con la vostra storia. Aiutateci in ogni modo, in ogni modo ma non con il silenzio. E verrà la pace”.

Unhcr: morti 1417 civili

Intanto sul terreno la tensione resta altissima. Secondo l’esercito ucraino, la Russia sta mobilitando altri 60.000 soldati per ricostituire le unità perse nella guerra. Un conflitto che ha causato dal suo inizio la morte di 1.417 persone, tra cui 59 bambini e 2.038 feriti, secondo l’ultimo conteggio dell’Ufficio dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (UNHCR). A Kharkiv solo ieri sono morte almeno sette persone e 34 rimaste ferite nei bombardamenti russi.

E ancora non si arrende la città martire di Mariupol nel sud. Secondo il capo del Centro di controllo della difesa nazionale russo Mikhail Mizintsev, oltre 123.600 residenti locali sono riusciti a essere evacuati senza il coinvolgimento di Kiev durante una “operazione militare speciale”. Da Londra, nel suo ultimo rapporto di intelligence, il ministero della Difesa britannico ha suggerito che la cattura di Mariupol è un obiettivo chiave dell’invasione russa.

Nell’ucraina nord-orientale, e più precisamente a Sumy, il governatore Dmytro Zhyvytsky, ha annunciato invece che le forze russe hanno lasciato l’area, mentre la tensione si è acuita nella notte a Ternopil dove il sindaco della città ha riferito di esplosioni e di lanci di razzi.

Serghej Lavrov incontra la Lega Araba

In fermento il fronte diplomatico. Il responsabile della diplomazia russa Serghej Lavrov incontrerà una delegazione della Lega Araba. Lo riporta Ansa. Nelle scorse ore il segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Jens Stoltenberg, ha messo in guardia Mosca avvertendola che “un attacco ad un alleato scatenerebbe una risposta della Nato”.

Nel volo di ritorno da Malta a Roma, Papa Francesco ha confermato la disponibilità ad andare a Kiev se questo potrà servire a fermare la guerra. Il pontefice ha poi riferito che “da tempo” sta pensando “ad un incontro con il patriarca Kirill e stiamo lavorando, si pensa in Medio Oriente”, come sede dell’incontro.

L’Ungheria nel frattempo ha confermato per il quarto mandato consecutivo il premier Viktor Orban, che ha incluso Zelensky tra i suoi avversari. A Belgrado il presidente Aleksandar Vucic, che ha conquistato un secondo mandato vincendo al primo turno le presidenziali, ha detto che la Serbia intende mantenere buoni rapporti in molti settori con la Federazione russa, ma che proseguirà nella sua politica di neutralità militare.