Tregua violata nel Caucaso, Papa Francesco all’Angelus: “Incoraggio a riprenderla”

Il Santo Padre ricorda anche Carlo Acutis, beatificato ad Assisi: "Nei più deboli vedeva il volto di Cristo"

Foto © Vatican Media

Nuovi attacchi e scambi di accuse, nonostante il primo abbozzo di intesa risalga ad appena un giorno fa. La questione Nagorno Karabakh continua a tenere impegnati i fronti armeni e azeri, allargando il proprio spettro anche alla città di Ganja. Una situazione sulla quale anche Papa Francesco, al termine dell’Angelus, ha manifestato il proprio dolore. “Nonostante la tregua si dimostri troppo fragile, incoraggio a riprenderla ed esprimo partecipazione al dolore per la perdita di vite umane, per le sofferenze patite nonché per la distruzione di abitazioni e luoghi di culto. Prego e invito a pregare per le vittime e per tutti coloro la cui vita è in pericolo”. Ma nei pensieri del Santo Padre c’è spazio anche per la gioia di un ragazzo appena dichiarato beato, Carlo Acutis: “Egli non si è adagiato in un comodo immobilismo, ma ha colto i bisogni del suo tempo, perché nei più deboli vedeva il volto di Cristo. La sua testimonianza indica ai giovani di oggi che la vera felicità si trova mettendo Dio al primo posto e servendolo nei fratelli, specialmente gli ultimi”.

Papa Francesco: “Nessuno è escluso dalla casa di Dio”

Pensieri rivolti al termine di una riflessione incentrata sulla parabola del banchetto nuziale, contenuta nel Vangelo odierno. E nella quale “Gesù delinea il progetto che Dio ha pensato per l’umanità“. Infatti, il re “che fece una festa di nozze per suo figlio” è “immagine del Padre che ha predisposto per tutta la famiglia umana una meravigliosa festa di amore e di comunione intorno al suo Figlio unigenito”. Gli invitati rifiutano di recarsi alla festa, così come noi “anteponiamo i nostri interessi e le cose materiali al Signore che ci chiama”. E il re, che non desidera che la sala resti vuota, chiede ai servi di chiamare a tavola gli incontrati ai crocicchi. “Così si comporta Dio: quando è rifiutato, invece di arrendersi, rilancia e invita a chiamare tutti quelli che si trovano ai crocicchi delle strade, senza escludere nessuno. Nessuno è escluso dalla casa di Dio”.

L’umanità dei crocicchi

“È a questa umanità dei crocicchi – ha spiegato il Papa – che il re della parabola invia i suoi servi, nella certezza di trovare gente disposta a sedersi a mensa. Così la sala del banchetto si riempie di ‘esclusi’, quelli che sono ‘fuori’, di coloro che non erano mai sembrati degni di partecipare a una festa, a un banchetto nuziale”. Tutti, così come tutti chiama Dio: “Gesù andava a pranzo con i pubblicani, che erano i peccatori pubblici, erano i cattivi. Dio non ha paura della nostra anima ferita da tante cattiverie, perché ci ama, ci invita. E la Chiesa è chiamata a raggiungere i crocicchi odierni, cioè le periferie geografiche ed esistenziali dell’umanità, quei luoghi ai margini, quelle situazioni in cui si trovano accampati e vivono brandelli di umanità senza speranza”. L’invito è a “non adagiarsi sui comodi e abituali modi di evangelizzazione e di testimonianza della carità, ma di aprire le porte del nostro cuore e delle nostre comunità a tutti, perché il Vangelo non è riservato a pochi eletti. Anche quanti stanno ai margini, perfino coloro che sono respinti e disprezzati dalla società, sono considerati da Dio degni del suo amore”.

Disponibili alla conversione

Vi è tuttavia una condizione posta dal Signore: indossare l’abito nuziale. Al banchetto della festa del re “la gente andava come era vestita, come poteva essere vestita, non indossava abiti di gala. Ma all’entrata veniva loro data una specie di mantellina, un regalo”. Il quale “simboleggia la misericordia che Dio ci dona gratuitamente, cioè la grazia. Senza grazia non si può fare un passo avanti nella vita cristiana“. Non basta quindi “accettare l’invito a seguire il Signore, occorre essere disponibili a un cammino di conversione, che cambia il cuore”.