Trattative in corso per portare la fibra ottica nella case degli italiani

Enel contraria alla fusione di Tim con Open Fiber.

Ieri si è tenuto un incontro tra i due amministratori delegati di Tim e di Cdp, Luigi Gubitosi e Fabrizio Palermo. In questi giorni si potrebbero tenere altri confronti in vista del Cda di lunedì della società telefonica. Tali incontri saranno volti a definire un Memorandum of Understanding (Mou), ovvero una lettera di intenti, prima del Consiglio di Amministrazione che dovrebbe portare allo scorporo della nuova società Fibercop, la rete secondaria prevedendo l’ingresso del fondo americano Kkr.

È da circa due anni che il tema “rete unica” è molto dibattuto nel settore delle tlc italiane. Già nel 2018, infatti, Tim aveva proposto la fusione con Open Fiber, società partecipata al 50% da Cdp e al 50% da Enel, voluta nel 2016 dal governo Renzi.

Scopo della fusione

L’obiettivo alla base dell’accordo sarebbe quello di accelerare nella creazione di una rete Ftth (Fiber to the home, ovvero con la fibra ottica che arriva fino alle case degli utenti), in modo da colmare il digital divide all’interno del Paese e fra l’Italia e gli altri Stati, evitando, così, la duplicazione degli investimenti. Il tema è sempre stato oggetto di trattative e discussioni accese fra le varie parti in causa, ma, da dopo il lockdown è cresciuto l’interesse politico verso questa operazione.

L’ accordo prevederebbe una società per la rete unica nella quale Tim manterrebbe il 50,1%, quindi la maggioranza, ma che avrebbe una governance “terza”. Il tutto sarebbe volto ad ottenere il via libera delle autorità di regolazione europee sul riconoscimento di una società “non verticalmente integrata”, in grado, quindi, di potere superare i rilievi antitrust e di accedere ai fondi pubblico, come quelli del “recovery fund”.

L’opinione dei sindacati

Le rappresentanze sindacali Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil chiedono un tavolo di confronto urgente al governo affermando, in una lettera al Premier Giuseppe Conte, che: “Le scelte che state compiendo in queste ore avranno dei risvolti sul progresso del Paese, ma anche sulla tenuta occupazionale di un comparto strategico che, soprattutto in una fase economica quale quella che stiamo attraversando, potrebbe invece candidarsi ad essere volano di sviluppo ed occupazione. Siamo quindi certi che Ella vorrà favorire in tempi rapidissimi un tavolo di confronto con le scriventi organizzazioni sindacali”. Le stesse affermano di essere contrarie a una rete “pubblica” e chiedono che sulla rete unica la maggioranza resti a Tim: no alle scissioni che non permetterebbero di resistere ai resistere ai colossi cinesi ed americani. Asseriscono, inoltre, che: “Occorre un soggetto forte, capace di sostenere ingenti e costanti investimenti nello sviluppo della rete non solo come cavo di connessione ma come sistema intelligente ed evoluto. Questo compito lo può assolvere Tim, certamente una Tim con un diverso assetto societario rispetto ad oggi”.

Il punto di vista di Enel

Enel, che ha una quota in Open Fiber, è sempre stata restia a procedere a una fusione della rete con quella di Tim. Al CDA del gruppo sono pervenute diverse offerte per il 50% della controllata. Tra queste spicca quella di Macquarie, che sta effettuando la due diligence, dopo la quale potrebbe arrivare presto una proposta formale.