Tragedia sulle Orobie, muore l’alpinista Matteo Bernasconi

Il grande scalatore comasco, del gruppo dei Ragni di Lecco, è stato investito da una valanga mentre ascendeva in solitaria il Pizzo del Diavolo

Una nuova tragedia sconvolge il mondo dello sport italiano, dopo la morte improvvisa e drammatica del giovanissimo calciatore Andrea Rinaldi: sul Pizzo del Diavolo, in Valtellina, ha infatti perso la vita Matteo Bernasconi, 38enne alpinista di fama internazionale, precipitato mentre ascendeva in solitaria la piramide delle Alpi Orobie, investito da una slavina. Il suo corpo è stato ritrovato in mattinata, dopo che l’allarme era stato lanciato ieri in tarda serata, quando la sua famiglia non lo ha visto tornare a casa. L’alpinista comasco lascia una moglie e una bambina, con la quale, come disse in una delle ultime interviste, sognava un giorno di compiere una scalata.

Le ricerche

L’allarme lanciato la notte scorsa aveva fatto scattare un’immediata macchina dei soccorsi, le cui squadre avevano quasi subito individuato l’auto di Bernasconi nei pressi della valle di Ponte in Valtellina, nel comune di Castello dell’Acqua, dalla quale era partito per iniziare la scalata. Quando il suo corpo è stato ritrovato, alcune ore dopo, sarebbero stati individuati anche i segni della slavina che lo ha staccato dalla parete, facendolo cadere. Alpinista espertissimo, con un curriculum importante alle spalle, Bernasconi faceva parte del gruppo dei Ragni di Lecco e dal 2011 svolgeva la professione di guida alpina. Fra le sue ascensioni, memorabile la settima ripetizione della Via dei Ragni sulla cima ovest del Cerro Torre, in Patagonia, primo italiano a compierla assieme al collega Fabio Salini.

Il tragico precedente

Una tragedia che ricorda da vicino quella che ha visto coinvolto, il 30 aprile 2017, lo svizzero Ueli Steck, deceduto mentre attaccava in solitaria la parte ovest del Nuptse, sul massiccio dell’Everest, test di prova in vista dell’impresa che avrebbe voluto tentare di lì a poco, ovvero la difficilissima traversata Everest-Lhotse. Nel 1913, un altro grandissimo nome dell’alpinismo, come l’austriaco Paul Preuss, perse la vita durante un’ascensione in solitaria, precipitando mentre scalava il massiccio del Mandlkogel.