Terrorismo, espulso imam di Genova

E'stato espulso “per motivi di sicurezza nazionale” Bledar Breshta, l'imam a Genova indagato (e poi archiviato insieme ad altri due predicatori) dalla procura di Genova per associazione con finalità di terrorismo nel 2017. La decisione – ricostruisce Ansa – è arrivata nelle scorse settimane. L'uomo, di cittadinanza albanese, aveva fatto ricorso ma la sua richiesta di sospensione era stata respinta. Secondo la Digos, coordinata dal sostituto procuratore Federico Manotti, Breshta insieme a Mohamed Othman e Mohamed Naji avrebbero raccolto soldi da inviare ai filo jihadisti, avevano realizzato un centro di preghiera a Sampierdarena, super-blindato e avevano ospitato il siriano Mahmoud Jrad, arrestato nel 2016 a Varese mentre stava per raggiungere la Siria per immolarsi per lo stato islamico. Dopo le indagini non erano emerse prove sufficienti e l'inchiesta era stata chiusa e archiviata. Per lo Stato, però, l'imam rappresenta un pericolo per la sicurezza per le sue idee radicali e ha deciso di allontanarlo dal territorio.

Trauma cranico

Mohamed Naji è salito alla ribalta della cronaca pochi giorni fa. Lo scorso 25 gennaio Naji aveva litigato con la figlia 18enne ferendola alla testa. “Non devi permetterti di rispondermi, quando parlo devi stare zitta”, le aveva gridato a tavola con la famiglia, lanciandole addosso due piatti di porcellana. Uno di questi aveva colpito alla testa la figlia, che ha riportato un trauma cranico, una ferita medicata con dodici punti di sutura e una notte in osservazione in ospedale. Il marocchino di 36 anni, scrive il secoloxix.it, è stato segnalato alla Procura per il reato di lesioni personali aggravate. Secondo gli inquirenti, è un caso da «codice rosso», la nuova norma per arginare la violenza di genere che prevede tempi brevissimi per arrivare a misure cautelari o provvedimenti giudiziari nei confronti dei violenti.