Strage del Gargano: 1 arresto per l’omicidio Fabbiano. Don Ciotti: “C’è troppa omertà”

Anniversario della strage di San Marco in Lamis: un arresto per l'omicidio di Antonio Fabbiano e il tentato omicidio di Michele Notarangelo

Dalle prime ore dell’alba di oggi, anniversario della strage di San Marco in Lamis, è in corso di esecuzione un’ordinanza cautelare per l’omicidio di Antonio Fabbiano e il tentato omicidio di Michele Notarangelo avvenuti il 25 aprile 2018 a Vieste (Foggia).  L’ordinanza viene eseguita da Carabinieri e Polizia di Stato ed è stata emessa a seguito delle indagini svolte dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari, con l’applicazione di un magistrato della Procura di Foggia.

Omicidio Fabbiano: un arresto

I carabinieri del Nucleo Investigativo di Foggia e personale della squadra mobile della Questura di Foggia hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Bari nei confronti di Giovanni Iannoli, classe 1986 detto “Smigol”, ritenuto responsabile – scrive L’Immediato – dell’omicidio di Antonio Fabbiano, classe 1993, e del contestuale tentato omicidio di Michele Notarangelo, classe 1996, commessi il 25 aprile 2018 in Vieste.

La sera del delitto il 25enne pregiudicato Fabbiano fu colpito sotto casa con una sventagliata di kalashnikov e con proiettili di pistola. Era ritenuto dagli investigatori vicino al clan Raduano, rivale dei Notarangelo e dei Perna nel controllo dei traffici di droga. Fabbiano, ferito all’inguine e al torace, fu condotto presso la Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, dove morì alcune ore dopo il ricovero.

La vittima, Antonio Fabbiano e il luogo del delitto

Don Ciotti: “Ci vuole un’assunzione di responsabilità della politica”

“Dobbiamo avere tutti quanti più coraggio. Ci vuole una società più responsabile e più attenta. Anche il mondo degli imprenditori deve avere più coraggio. Serve una sommossa della società”. Lo ha detto don Luigi Ciotti a San Marco in Lamis, nel Foggiano, in occasione del quarto anniversario della strage di mafia in cui vennero uccisi i fratelli Aurelio e Luigi Luciani, assassinati perché testimoni dell’uccisione del boss Mario Luciano Romito e del suo autista e cognato Matteo de Palma.

Nel video a inizio pagina la notizia al telegiornale Tg2000 dell’agguato di quel 9 agosto 2017.

“I due fratelli Luciani – ha detto don Luigi Ciotti – sono morti e noi dobbiamo essere più vivi, dobbiamo essere più coraggiosi. In questi quattro anni tante cose sono cambiate. Lo Stato ha dato una risposta. Ora ci vuole più continuità, ci vuole più corresponsabilità e ci vuole una vera condivisione. Ci vuole un’assunzione di responsabilità della politica. Per la politica sociale, per la cultura, per la scuola. Perché la lotta alle mafie non è solo un lotta giuridica”.

“La quotidianità deve vederci più attenti e responsabili. Il diritto alla verità è fondamentale, è fondamentale sapere perché altrimenti rimangono nubi di silenzi e di verità nascoste. Ma voi lo sapete bene e molti sanno bene che le verità passeggiano per le vie della Capitanata”, ha aggiunto don Ciotti, presidente dell’associazione “Libera contro le mafie” partecipando alla cerimonia in ricordo di Aurelio e Luigi Luciani.

Le due vittime di mafia: i fratelli Aurelio e Luigi Luciani

“C’è tanta omertà – ha denunciato il prete antimafia -. Mi auguro che tutti diventiamo immuni al virus ma non alle responsabilità”. Per il presidente di Libera “è sacrosanto il diritto alla verità” e bisogna combattere “lo scandalo dei mezzi silenzi, delle zone di ombra che continuano nel nostro Paese a esserci”.

C’è solo una strage di cui si conosce la verità: piazza della loggia, Brescia. Delle altre non si conosce la verità – ha continuato – l’80% dei familiari delle vittime innocenti della criminalità mafiose non conosce la verità o ne conosce solo una parte. Abbiamo bisogno di cambiamenti veri, non di adattamenti”.