“Stop alle guerre in pandemia”. Appello del Papa

All'Angelus Francesco condanne le guerre e chiede alle nazioni di fare fronte comune contro la pandemia

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Basta guerre. “Questa settimana il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato una Risoluzione che predispone alcune misure per affrontare le devastanti conseguenze del coronavirus, particolarmente per le zone già teatro di conflitti– afferma il Papa all’Angelus-. È lodevole la richiesta di un cessate il fuoco globale e immediato, che permetterebbe la pace e la sicurezza indispensabili per fornire l’assistenza umanitaria così urgentemente necessaria. Auspico che tale decisione venga attuata effettivamente e tempestivamente per il bene di tante persone che stanno soffrendo. Possa questa risoluzione del consiglio di sicurezza diventare un primo passo coraggioso per un futuro di pace”.

Stop alle guerre

Mai più guerre, quindi. Francesco si affaccia alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli e i pellegrini riuniti in piazza San Pietro. Sostiene Jorge Mario Bergoglio: “Il brano evangelico di questa domenica è articolato in tre parti. Anzitutto Gesù innalza un inno di benedizione e di ringraziamento al Padre, perché ha rivelato ai poveri e ai
semplici i misteri del Regno dei cieli; poi svela il rapporto intimo e singolare che c’è tra Lui e il Padre; e infine invita ad andare a Lui e a seguirlo per trovare sollievo. In primo luogo, Gesù loda il Padre, perché ha tenuto nascosti i segreti del suo Regno ‘ai sapienti e ai dotti’. Li chiama così con un velo di ironia, perché presumono di esserlo e dunque hanno il cuore chiuso“.

Piccoli

Prosegue il Pontefice: “I misteri di suo Padre, Gesù li dice rivelati ai ‘piccoli‘, a quanti cioè si aprono con fiducia alla sua Parola di salvezza, sentono il bisogno di Lui e attendono tutto da Lui. Poi, Gesù spiega che ha ricevuto tutto dal Padre. Lo chiama ‘Padre mio’, per affermare l’unicità del suo rapporto con Lui. Infatti, solo tra il Figlio e il Padre c’è totale reciprocità: l’uno conosce l’altro, l’uno vive nell’altro. Ma questa comunione unica è come un fiore che sboccia, per rivelare gratuitamente la sua bellezza e la sua bontà. Ed ecco allora l’invito di Gesù: ‘Venite a me’. Egli vuole donare quanto attinge dal Padre. Come il Padre ha una preferenza per i ‘piccoli’, così anche Gesù si rivolge agli ‘affaticati e oppressi’. Anzi, mette sé stesso tra loro, perché Egli è il ‘mite e umile di cuore’. Come nella prima e nella terza beatitudine, quella degli umili o poveri in spirito; e quella dei miti. Gesù vive tutto questo nella piena dedizione al Padre, e da Lui trae il suo insegnamento, che chiama ‘giogo’ come si usava chiamare quello della Legge e dei vari maestri. Lui però promette un giogo ‘dolce e leggero’, per due motivi: sia perché proviene da Dio Padre, sia perché Lui stesso sta sotto lo stesso giogo, per portarlo assieme a noi“.

Mitezza e umiltà

Evidenzia Jorge Mario Bergoglio: “Così Gesù, ‘mite e umile’, non è un modello per i rassegnati né semplicemente una vittima, ma è l’Uomo che vive ‘di cuore’ questa condizione in piena trasparenza all’amore del Padre, cioè allo Spirito Santo. Egli è il modello dei ‘poveri in spirito’ e di tutti gli altri ‘beati’ del Vangelo, che compiono la volontà di Dio e testimoniano il suo Regno. Il ‘ristoro’ che Cristo offre agli affaticati e oppressi non è un sollievo soltanto psicologico o un’elemosina elargita, ma la gioia dei poveri di essere evangelizzati e costruttori della nuova umanità. È un messaggio per tutti gli uomini di buona volontà, che Gesù rivolge ancora oggi in un mondo che esalta chi si fa ricco e potente, non importa con quali mezzi, e a volte calpesta la persona umana e la sua dignità. Ed è un messaggio per la Chiesa, chiamata a vivere le opere di misericordia e a evangelizzare i poveri. Maria, la più umile e la più alta tra le creature, implori da Dio per noi la sapienza del cuore, affinché sappiamo discernere i suoi segni nella nostra vita ed essere partecipi di quei misteri che, nascosti ai superbi, vengono rivelati agli umili”.