Se il fisco non cambia, la crisi non passa. Decalogo per le tasse in pandemia

La leva fiscale, secondo l'Eurispes, è uno strumento fondamentale per fronteggiare il devastante impatto economico della pandemia di coronavirus

Lo striscione esposto a Scampia, Napoli
Servono subito una diminuzione dell’aliquota Irap ordinaria del 3,9% (almeno per il 50%), quantomeno per i settori colpiti dall’epidemia (turismo in primis) e una riduzione dell’Ires per le aziende che in passato hanno delocalizzato e che ora decidono di riportare in Italia la produzione. Al di là delle singole proposte, avverte l’Eurispes, il messaggio che in questo momento di emergenza dovrebbe passare è quello che sul fisco, così come in tutti gli altri settori dell’ordinamento giuridico italiano, bisognerebbe avere un approccio diverso dal tradizionale, che provi anche a percorrere strade che fino ad oggi non è stato possibile ipotizzare, cercando magari di trarre dal momento di sconforto la forza per innovare e migliorare, laddove anche la leva fiscale, oltre che quella finanziaria, può essere senz’altro fondamentale per superare le attuali difficoltà.

Misure fiscali urgenti

I vari decreti che si sono succeduti in queste ultime settimane hanno introdotto molte misure di contrasto, dirette agli effetti economici derivanti dalla crisi da Covid-19. E tra queste anche molte misure fiscali, che vanno dalla sospensione di adempimenti e versamenti all’introduzione di agevolazioni e crediti di imposta. Molto è stato fatto, molto si può ancora fare e molto sarà senz’altro fatto. E, proprio al fine di dare il proprio contributo, di seguito, in maniera molto sintetica e cercando soprattutto, laddove possibile, di indicare strade “innovative”, una sorta di decalogo fiscale proposto dall’Osservatorio Eurispes sulle Politiche fiscali, diretto dall’avvocato Giovambattista Palumbo. Occorre, cioè, introdurre l’istituto del riporto all’indietro delle perdite, il cosiddetto “carry back”, così da rendere possibile la compensazione dell’utile 2019 con le perdite 2020. In sostanza, si tratterebbe di estendere la possibilità del riporto della perdita non solo per i redditi futuri, come avviene nella vigente disciplina, ma anche (e soprattutto, visto il prevedibile calo di fatturato per le imprese nel 2020 rispetto al 2019) per i redditi passati (anche sulla base dell’esperienza di altri ordinamenti, come Francia, Germania, Olanda e Gran Bretagna).

Sos liquidità

L’Eurispe propone, inotre, di prevedere la possibilità di versare gli acconti delle imposte con il metodo previsionale per evitare che le aziende anticipino liquidità, e senza effetti sanzionatori, anche nel caso in cui la previsione si riveli errata. E’ urgente, poi, applicare a tutti i contribuenti uno “sconto”, ad esempio, del 10% sugli acconti da versare, oggi previsto per i soli soggetti che esercitano attività per le quali sono stati approvati i relativi Isa (Indici Sintetici di Affidabilità), rimodulando i versamenti in acconto per Irpef, Ires e Irap in due rate al 40% e al 50%, o in un’unica soluzione al 9%. C’è anche bisogno di una sospensione o quanto meno di un adeguamento degli Isa (Indici sintetici di affidabilità, che hanno sostituito gli studi di settore) alla nuova, eccezionale, situazione di crisi economica determinata dal Coronavirus, dato che i parametri attuali, calibrati su una situazione economica ormai non più esistente, risulterebbero oggi falsati. L’applicazione degli Isa, in caso di una bassa “votazione”, determina peraltro anche effetti negativi, tra i quali il blocco dei rimborsi, con, quindi, ulteriore crisi di liquidità.