Emergenza scuola, l’occasione per lo Stato di farsi garante del sistema educativo

In attesa delle ultime messe a punto per la nuova maggioranza, suor Anna Monia Alfieri traccia la via da seguire per sciogliere l'emergenza scolastica: "Serve una scuola diversa"

Scuola

“Schiena diritta, spalle larghe, braccia ben distese, con la fierezza dei Padri fondatori che hanno ideato una Costituzione che ha portato l’Italia fuori dalla palude postbellica: il diritto allo studio, alla libertà di pensiero e di parola, alla salute, all’associazione”. La ricetta per una buona politica la mette in fila elencando poche prerogative fondamentali suor Anna Monia Alfieri, esperta di politiche scolastiche e recentissimo Ambrogino d’oro. Un vademecum che, in una fase di riassestamento della politica dopo la crisi di governo, forse è bene rammentare. Anche perché, occorre necessariamente superare lo scoglio dell’incertezza e restituire al Paese un governo che sappia farsi carico delle tante esigenze del Paese.

Scuola, un’urgenza

E la scuola non arriva in fondo alla lista. Fra i sostegni alle famiglie in difficoltà, le discussioni sull’impiego della forza motrice dei fondi europei, il discorso dell’emergenza educativa continua a farsi largo, cercando di recuperare il rango di “agenzia educativa” che il tempo e un’accortezza non sempre sufficiente per le sue esigenze le ha man mano sottratto. “Prima del Covid – spiega suor Anna Monia -, dovevamo misurarci con l’alto tasso di dispersione scolastica, con il divario sempre più crescente fra il Nord e il Sud, con una scuola che non era più un ascensore sociale. Il tutto all’interno di una delegittimazione dei genitori impediti nell’agire liberamente, e quindi consapevolmente, la propria responsabilità educativa a causa di una discriminazione economica. E dei docenti sottopagati e bistrattati nell’esercizio della loro funzione all’interno della società”.

I presupposti dell’emergenza educativa

Il progressivo deterioramento del sistema scolastico ha creato i presupposti dell’emergenza. Ma l’occasione per rilanciare il macrotema scuola è ben più a portata di mano di quanto non si pensi: “E’ necessaria una scuola diversa. Occorre intervenire con soluzioni semplici e chiare, senza quei giri di parole tanto cari agli Azzeccagarbugli dei nostri giorni. Il sistema scolastico nazionale italiano da decenni posticipa e glissa la riforma sistemica necessaria”. Innanzitutto, spiega ancora suor Alfieri, “dare autonomia organizzativa alla scuola statale, sempre più necessaria per vincere la sfida educativa e didattica, e libertà alla scuola paritaria, in un sistema libero, sotto lo sguardo garante dello Stato”. Inoltre, “liberare il sistema scuola da interessi terzi che se ne servono per i propri interessi elettorali, di tesseramento e di guadagno. La riforma che ormai sempre più cittadini desiderano riconoscerebbe alla famiglia la responsabilità educativa, senza alcun vincolo economico, avendo già pagato le tasse”.

Trasversalità politica

Una sfida che passa direttamente nelle mani della politica stessa, che ha il compito di rendere la scuola la forza motrice delle generazioni del domani. Un’occasione che l’eventuale governo Draghi dovrà sfruttare in base alle sue stesse prerogative: “Chiaramente una riforma di sistema necessita della più ampia trasversalità politica, per non impaludarsi fra gli interessi dei partiti, dei sindacati, dei burocrati. Insomma: una riforma semplicissima come questa è altamente scomoda: al ministro va data la scorta h 24 all’interno delle mura del palazzo. Credo di aver reso bene l’idea. Ecco perché guardo con fiducia alla composizione di un governo di unità Nazionale che certamente può avere le premesse e il coraggio per introdurre riforme di sistema”.

Garante dell’educazione

In questo senso, quindi, “lo Stato deve recuperare il valore del proprio ruolo di garante del buon funzionamento delle scuole statali e paritarie e non più di gestore unico con conseguente elargizione di mancette e posti di lavoro, proprio come la sportula degli antichi Romani. Il ruolo dello Stato è sussidiario a quello che i cittadini normalmente compiono con la propria azione libera che produce reddito (non solo economico e patrimoniale) per sé e per gli altri, rinsaldando una sussidiarietà che da orizzontale diviene circolare”.

Le premesse del governo Draghi

Per il nuovo governo, fondamentale sarà “ripartire dalla scuola e investire nei giovani, creando le premesse per una Italia che ritorna ad essere protagonista in Europa e nel mondo”. Come disse lo stesso Draghi pochi mesi fa, “i sussidi servono a sopravvivere, a ripartire. Ai giovani bisogna però dare di più: i sussidi finiranno e, se non si è fatto niente, resterà la mancanza di una qualificazione professionale, che potrà sacrificare la loro libertà di scelta e il loro reddito futuri. La società nel suo complesso non può accettare un mondo senza speranza; ma deve, raccolte tutte le proprie energie, e ritrovato un comune sentire, cercare la strada della ricostruzione”.

Pietre d’angolo

Ecco perché occorre ricordare, conclude suor Anna Monia, anche la parte conclusiva di quel discorso: “Per anni una forma di egoismo collettivo ha indotto i governi a distrarre capacità umane e altre risorse in favore di obiettivi con più certo e immediato ritorno politico: ciò non è più accettabile oggi. Privare un giovane del futuro è una delle forme più gravi di diseguaglianza”. Un indicatore, forse, su una stagione più improntata alla formazione delle generazioni dell’avvenire. Con scuola e famiglia come necessarie (e conciliabili) pietre d’angolo.