Rianimazione, i conti non tornano

La denuncia dei medici: "Negli utimi dieci anni i tagli alla sanità hanno tolto all'Italia 70 mila posti letto"

Un medico

I numeri parlano chiaro. Nell’ultimo decennio, con i governi di qualunque colore politico, in Italia sono stati tagliati 70 mila posti letto nella sanità. “Abbiamo una dotazione di 3 posti letto ogni mille abitanti e la media europea è di 5 ogni mille abitanti”, denuncia Carlo Palermo, segretario nazionale Anaao Asssomed, sindacato dei medici.

Per i reparti di rianimazione, quelli saturati  in queste tragiche settimane dal boom di ricoveri provocato dall’epidemia di coronavirus, la sproporzione con gli altri paesi leader dell’Unione europa è ancora più clamorosa: la Germania ne ha più del doppio. Da qui, documenta Wired, deriva un sistema sanitario pesantemente sotto stress, con reparti di terapia intensiva sull’orlo del collasso e dolorose scelte sui pazienti da intubare:

Investimenti dimezzati

Secondo l’Oms l’Italia ha a disposizione 164 mila posti letto per pazienti acuti (272 ogni centomila abitanti), dato sceso di un terzo dal 1980 a oggi. I posti in terapia intensiva sono invece poco più di 3.700, che diventano 5.300 (8,4 ogni 100mila abitanti) se consideriamo anche le strutture private. La frenata più importante è arrivata dagli investimenti degli enti locali (-48% tra il 2009 e il 2017) e dalla spesa per le risorse umane (-5,3%), una combinazione che in termini pratici si ripercuote sulla quantità e sull’ammodernamento delle apparecchiature, oltre che sulla disponibilità di personale dipendente, diminuito  di 46 mila unità (tra cui 8 mila medici e 13 mila infermieri). I mancati investimenti, evidenzia Wired, si fanno sentire soprattutto nel sud Italia, dove tutte le regioni (eccezion fatta per il Molise) spendono meno della media nazionale.

Sistema indebolito

“Un’emergenza che non è unicamente frutto della contingenza. È un problema strutturale, piuttosto, figlio di precise scelte di finanza pubblica, che nell’arco di 40 anni hanno contribuito a indebolire un servizio sanitario considerato, nonostante tutto, ancora tra i migliori al mondo”, ricostruisce Wired. Nel 2018 l’Italia ha destinato investimenti pubblici al sistema sanitario nazionale per il 6,5% del Pil. Quindi, meno di Germania (9,5%), Francia (9,3%) e Regno Unito (7,5%). L’Italia spende per la sanità di 2.326 euro a persona (2mila meno della Germania).