Papa: “Dio conosce per nome le vittime della pandemia”

Nel messaggio per la Giornata internazionale degli infermieri, Francesco richiama il senso etico del servizio alla sacralità della vita. L'immagine della Chiesa ospedale da campo e la testimonianza dei "santi della porta accanto"

Foto ©Vatican Media

Oggi si celebra la Giornata Internazionale dell’Infermiere, nell’ambito dell’Anno Internazionale dell’Infermiere e dell’Ostetrica, designato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, e il bicentenario della nascita di Florence Nightingale, fondatrice della moderna assistenza infermieristica. Francesco ha inviato un messaggio, proposto dal Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale:”In questo momento storico, segnato dall’emergenza sanitaria mondiale provocata dalla pandemia del virus Covid-19, abbiamo riscoperto quanto la figura dell’infermiere, ma anche quella
dell’ostetrica, ricoprano un ruolo di fondamentale importanza. Quotidianamente assistiamo alla testimonianza di coraggio e di sacrificio degli operatori sanitari, in particolare delle infermiere e degli infermieri, che con professionalità, abnegazione, senso di responsabilità e amore per il prossimo assistono le persone affette dal virus, anche a rischio della propria salute”.

Servizio

Prosegue Jorge Mario Bergoglio: “Ne è prova il fatto che, purtroppo, è elevato il numero degli operatori sanitari che sono morti nel fedele compimento del loro servizio. Prego per loro (il Signore li conosce ciascuno per nome) e per tutte le vittime di questa epidemia. Il Risorto dia ad ognuno la luce del paradiso e alle loro famiglie il conforto della fede. Da sempre gli infermieri svolgono un ruolo centrale nell’assistenza sanitaria. Ogni giorno, a contatto con gli ammalati, sperimentano il trauma che la sofferenza provoca nella vita di una persona. Sono uomini e donne che hanno scelto di rispondere “sì” a una vocazione particolare: quella di essere buoni samaritani che si fanno carico della vita e delle ferite del prossimo. Custodi e servitori della vita, mentre somministrano le terapie necessarie, infondono coraggio, speranza e fiducia. Care infermiere e cari infermieri, la responsabilità morale guida la vostra professionalità, che non si riduce alle conoscenze scientifico-tecniche, ma è costantemente illuminata dalla relazione umana e umanizzante con il malato. Prendendovi cura di donne e di uomini, di bambini e anziani, in ogni fase della loro vita, dalla nascita alla morte, siete impegnati in un continuo ascolto, teso a comprendere quali siano le esigenze di quel malato, nella fase che sta attraversando. Davanti alla singolarità di ogni situazione, infatti, non è mai abbastanza seguire un protocollo, ma si richiede un continuo (e faticoso!) sforzo di discernimento e di attenzione alla singola persona. Voi (e penso anche alle ostetriche) siete vicini alle persone nei momenti cruciali della loro esistenza, la nascita e la morte, la malattia e la guarigione, per aiutarle a superare le situazioni più traumatiche”.

Ospedale da campo

Aggiunge il Pontefice: “A volte vi trovate accanto a loro mentre stanno morendo, donando conforto e sollievo negli ultimi istanti. Per questa vostra dedizione, voi siete tra i “santi della porta accanto”. Siete immagine della Chiesa “ospedale da campo”, la quale continua a svolgere la missione di Gesù Cristo, che avvicinò e guarì persone sofferenti per ogni genere di male e si chinò a lavare i piedi dei suoi discepoli. Grazie per questo vostro servizio all’umanità! In tanti Paesi, la pandemia ha messo in luce anche molte carenze a livello di assistenza sanitaria. Per questo, mi rivolgo ai responsabili delle nazioni di tutto il mondo, affinché investano
nella salute come bene comune primario, potenziando le strutture e impiegando più infermieri, così da garantire a tutti un adeguato servizio di cura, nel rispetto della dignità di ogni persona. È importante riconoscere fattivamente il ruolo essenziale che questa professione ricopre per la cura dei pazienti, l’attività di emergenza territoriale, la prevenzione delle malattie, la promozione della salute, l’assistenza in ambito familiare, comunitario, scolastico”.

Investimenti

Sostiene Francesco: “Gli infermieri e le infermiere, come pure le ostetriche, hanno diritto e meritano di essere meglio valorizzati e coinvolti nei processi che riguardano la salute delle persone e della comunità. È dimostrato che investire su di essi migliora i risultati in termini di assistenza e di salute complessiva. Occorre, pertanto, far crescere il loro profilo professionale, fornendo idonei strumenti a livello scientifico, umano, psicologico e spirituale per la loro formazione; come pure migliorare le loro condizioni di lavoro e garantirne i diritti affinché possano svolgere in piena dignità il loro servizio. In questo senso, le associazioni degli operatori sanitari hanno un ruolo importante, in quanto, oltre ad offrire un’organica formazione, accompagnano i singoli aderenti facendoli sentire parte di un corpo unico e mai smarriti e soli di fronte alle sfide etiche, economiche e umane che la professione comporta. Alle ostetriche, in particolare, che assistono le donne in gravidanza e le aiutano a dare alla luce i loro bambini, dico: il vostro lavoro è tra i più nobili che esistano, dedicato com’è direttamente al servizio della vita e della maternità. Nella Bibbia, i nomi di due eroiche levatrici, Sifra e Pua, sono immortalati all’inizio del Libro dell’Esodo. Anche oggi il Padre celeste vi guarda con gratitudine.  Cari infermieri, care infermiere e ostetriche, possa questa ricorrenza porre al centro la dignità del vostro lavoro, a beneficio della salute dell’intera società. A voi, alle vostre famiglie e a quanti curate assicuro la mia preghiera e imparto di cuore la Benedizione Apostolica”.