Papa: “Per natura siamo quasi nulla, ma per vocazione siamo i figli del grande Re”

All'udienza generale Francesco ricorda che "gli uomini di preghiera custodiscono le verità basilari"

Foto © Vatican Media

“La festa, ormai vicina, dell’Ascensione del Signore mi offre lo spunto per esortare tutti ad essere testimoni generosi del Cristo Risorto, ben sapendo che Egli è sempre con noi e ci sostiene lungo il cammino- afferma Francesco-. Rivolgo un pensiero speciale ai giovani, agli anziani, ai malati e agli sposi novelli. Gesù Cristo, ascendendo al cielo, lascia un messaggio e un programma per tutta la Chiesa: “Andate e ammaestrate tutte le nazioni insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato”. Far conoscere la parola di salvezza di Cristo, e testimoniarla nella vita quotidiana, sia il vostro ideale e il vostro impegno”.

Il mistero della Creazione

L’udienza generale di questa mattina si è svolta nella Biblioteca del Palazzo Apostolico Vaticano. Il Papa, continuando il ciclo di catechesi sulla preghiera, ha incentrato la sua meditazione sul tema: “Il mistero della Creazione“.  Afferma Jorge Mario Bergoglio: “La vita, il semplice fatto che esistiamo, apre il cuore dell’uomo alla preghiera. La prima pagina della Bibbia assomiglia ad un grande inno di ringraziamento. Il racconto della Creazione è ritmato da ritornelli, dove viene continuamente ribadita la bontà e la bellezza di
ogni cosa che esiste. Dio, con la sua parola, chiama alla vita, ed ogni cosa accede all’esistenza. Con la parola, separa la luce dalle tenebre, alterna il giorno e la notte, avvicenda le stagioni, apre una
tavolozza di colori con la varietà delle piante e degli animali. In questa foresta straripante che rapidamente sconfigge il caos, per ultimo appare l’uomo. E questa apparizione provoca un eccesso
di esultanza che amplifica la soddisfazione e la gioia: “Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona”.  La bellezza e il mistero della Creazione generano nel cuore dell’uomo il primo moto che suscita la preghiera“.

Cieli e stelle

Così recita il Salmo ottavo: “Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissato, che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo, perché te ne curi?”. Osserva il Pontefice: “L’orante contempla il mistero dell’esistenza intorno a sé, vede il cielo stellato che lo sovrasta (e che l’astrofisica ci mostra oggi in tutta la sua immensità) e si domanda quale disegno d’amore dev’esserci dietro un’opera così poderosa! E, in questa sconfinata vastità, che cosa è l’uomo? “Quasi un nulla”, dice un altro Salmo: un essere che nasce, un essere che muore, una creatura fragilissima. Eppure, in tutto l’universo, l’essere umano è l’unica creatura consapevole di tanta profusione di bellezza. La preghiera dell’uomo è strettamente legata con il sentimento dello stupore. La grandezza dell’uomo è infinitesimale se rapportata alle dimensioni dell’universo. Le sue più grandi conquiste sembrano ben poca cosa, però l’uomo non è nulla. Nella preghiera si afferma prepotente un sentimento di misericordia. Niente esiste per caso: il segreto dell’universo sta in uno sguardo benevolo che qualcuno incrocia nei nostri occhi. Il Salmo afferma che siamo fatti poco meno di un Dio, di gloria e di onore siamo coronati“.

Vocazione

Prosegue il Papa: “La relazione con Dio è la grandezza dell’ uomo: la sua intronizzazione. Per natura siamo quasi nulla, ma per vocazione siamo i figli del grande Re! È un’esperienza che molti di noi hanno fatto. Se la vicenda della vita, con tutte le sue amarezze, rischia talvolta di soffocare in noi il dono della preghiera, basta la contemplazione di un cielo stellato, di un tramonto, di un fiore, per riaccendere la scintilla del ringraziamento. Questa
esperienza è forse alla base della prima pagina della Bibbia. Quando viene redatto il grande racconto biblico della Creazione, il popolo d’Israele non sta attraversando dei giorni felici. Una potenza nemica aveva occupato la terra; molti erano stati deportati, e ora si trovavano schiavi in Mesopotamia. Non c’era più patria, né tempio, né vita sociale e religiosa, nulla. Eppure, proprio partendo dal grande racconto della Creazione, qualcuno comincia a ritrovare motivi di ringraziamento, a lodare Dio per l’esistenza. La preghiera è la prima forza della speranza”.

Verità basilari

Sostiene Francesco: “Gli uomini di preghiera custodiscono le verità basilari; sono quelli che ripetono, anzitutto a sé stessi e poi a tutti gli altri, che questa vita, nonostante tutte le sue fatiche e le sue prove, nonostante i suoi giorni difficili, è colma di una grazia per cui meravigliarsi. E in quanto tale va sempre difesa e protetta. Gli uomini e le donne che pregano sanno che la speranza è più forte dello scoraggiamento. Credono che l’amore è più potente della morte, e che di certo un giorno trionferà, anche se in tempi e modi che non conosciamo. Gli uomini e le donne di preghiera portano riflessi sul volto bagliori di luce: perché, anche nei giorni più bui, il sole non smette di illuminarli. Tutti siamo portatori di gioia. Questa vita è il dono che Dio ci ha fatto: ed è troppo breve per consumarla nella tristezza. Lodiamo Dio, contenti semplicemente di esistere. Siamo i figli del grande Re, capaci di leggere la sua firma in tutto il creato”. L’udienza generale si è conclusa con la recita del Pater Noster e la benedizione apostolica.